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Cales, il grande oltraggio. Silver Mele e l’Università “Luigi Vanvitelli” insieme per riscattare l’antica capitale d’Ausonia

“Una città di cui si perdono le tracce è una città che non esiste. Anche nella memoria. E questo è il delitto più grande che si possa commettere”. Questo del professore Francesco Izzo è stato uno dei tanti passaggi eccellenti del convegno che ha avuto luogo la scorsa settimana a Capua davanti ad un auditorio di circa duecento studenti. Cales ritorna nel mondo accademico. 

Un incontro di rara intensità emotiva, affinché non si abbia mai a dimenticare che la storia va studiata, conosciuta, rispettata: che dalle lezioni tramandate da popoli che ci hanno preceduto è possibile interpretare meglio il presente e sperare in un futuro dignitoso. E’ stato anche questo il tema del convegno ospitato nell’aula magna del Dipartimento di Economia dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” e che ha avuto al centro del dibattito il tema “Calvi Risorta. La città dimenticata tra tutela dell’antichità e prospettive di valorizzazione”. Punto di partenza il libro a firma del giornalista Silver Mele dal titolo “Cales, il grande oltraggio”: una ricostruzione dettagliata ma anche sentimentale e profonda sulle cause secolari che hanno portato l’antichissima capitale d’Ausonia e prima colonia di Roma in Campania a vivere in maniera oltraggiosa il più clamoroso declino tra le città dell’antichità. Mele che da anni, e in diverse vesti (cittadino, amministratore, cronista) si batte per Cales ha aggiornato una platea attentissima di circa duecento studenti dell’ateneo capuano sullo stato attuale delle cose. E lo ha fatto proiettando in sala filmati scioccanti sul degrado, realizzati anche di recente nel corso dei suoi reportage.

Ad aprire tuttavia i lavori, dopo i saluti istituzionali di Riccardo Macchioni, prorettore Affari economici, è stata Maria Antonia Ciocia, direttore del dipartimento di Economia, prima ricercatrice dell’ateneo capuano e donna di rara vivacità culturale: “La storia di Cales mi ha colpito profondamente ed è per questo che intendiamo proporla oggi in aula magna ai nostri studenti. Perché è un paradosso del destino ma anche una lezione importantissima. C’è nel racconto di Silver Mele un coinvolgimento che ricorda l’agonismo sportivo dell’autore: un desiderio fortissimo di non arrendersi mai per quanto gli episodi sembrino remare tutti, costantemente contro. Calvi Risorta è vicina a Capua, legata a doppio filo alla nostra Capua. Eppure, per quanto avesse un tempo oltre 60mila abitanti e fortune immense, di Cales e della sua esistenza oggi pochi sanno. Ritengo ci sia molto da imparare da questo libro che va molto oltre la denuncia di trascuratezza che svilisce il patrimonio storico dell’antica città. Sopra ogni cosa fornisce e quasi scolpisce l’idea di come ognuno di noi debba avere innanzitutto identità e senso di appartenenza ad una storia, ad un contesto. E difenderli sempre, a denti stretti. Silver è inoltre magistrale nel mettere insieme fondendoli, contenuto storico-letterari ed altri di vita vissuta nel rispetto delle antiche vestigia. Affetti che non sono mai trascurati, come quelli per la donna amata che assume proprio le sembianze di Cales. E’ un libro che coinvolge, pagina dopo pagina, invitando alla lettura. Ed è per questo che abbiamo inteso occuparcene qui al dipartimento di economia. La nostra terza missione dopo l’insegnamento e la ricerca qual è? E’ il rapporto con il territorio, per lo sviluppo della conoscenza. Per noi questa è una grande occasione di arricchimento. Ce ne fossero tanti di Silver Mele, per ogni comunità. Avremmo risolto nella comunicazione e nel coraggio di metterci tutti in gioco un grosso problema”.

E’ toccato quindi a Francesco Izzo, docente di Strategie e Management dell’Innovazione: “Parto da un ricordo personale di circa 25 anni fa, allorquando incominciavo il mio lavoro in questa università. Ebbi dal rettore l’incarico di fare una ricognizione nei luoghi della memoria bistrattati della nostra terra. Io sono napoletano e conoscevo all’epoca la Reggia di Caserta, il patrimonio di Santa Maria Capua Vetere e poco altro. Nelle mie perlustrazioni ebbi modo all’epoca di imbattermi nello straordinario e ormai sepolto Ponte Aurunco di Sessa e nei rovi sudici che avvolgono Cales. Sono passati da allora tanti anni e purtroppo nulla è cambiato. Cales è in uno stato di desolazione. E tutto, di questo processo secolare che mortifica la memoria è narrato in maniera magistrale da Silver Mele nel suo libro. Che è un libro particolare, con tanti registri. Perché se è vero che si tratta di un grido di protesta e rabbia lo è altrettanto il fatto che questa sia la storia di un ragazzino, poi professionista e anche amministratore. Che le pagine svelino progressivamente un romanzo sentimentale nell’amore fortissimo dell’autore per la propria terra e per le origini fortissime che lo legano anche al padre campione ciclista. E come tutte le storie d’amore ha degli antagonisti che qui incredibilmente sono gli abitanti stessi di Calvi Risorta. O almeno la parte indolente, mediocre, impigritasi nel tempo: il popolo amorfo scrive Silver. Quello che in maniera subdola, vile lo ha perfino combattuto e offeso solo per aver raccontato la verità. Ci si ricordi che il primo passo per rianimare la storia non è un finanziamento o la fortuna di incontrare la benemerenza di un Ministro. Questi processi incominciano per davvero solo quando si costruisce una rete di relazioni sociali e quando una società si riappropria della sua stessa storia. Nel corso del racconto spicca perché bellissima l’intervista ad una professoressa del posto, Nicolina Migliozzi: testimonia come nel corso dei decenni ci siano stati momenti di speranza. Dei lampi nei quali quasi per magia le persone si sono messe insieme, sporcandosi le mani per ripulire i luoghi oltraggiati. Con forza indomita e reale speranza che qualcosa potesse davvero accadere. Ma poi, puntuale tornava l’oblio. Ebbene, se in questi processi avviene il ricongiungimento familiare tra società e patrimonio, allora si può sperare. In caso contrario tutto è inutile. Lo sfilacciamento va combattuto per provare a rendere questi luoghi di nuovo vivi. Credo fortemente che la storia di Cales sia per molti versi unica ed emblematica. Come per le città invisibili di Calvino, una città di cui si perdono le tracce è una città che smette di esistere. Anche nella memoria. E questo è il delitto più grande che si possa commettere. Chapeau a Silver Mele perché il suo racconto tiene in vita Cales”.

La sfera archeologica e museale è stata poi toccata da esperti del settore. Ludovico Solima è professore di Management delle imprese culturali: “Non nascondo che per quanto io mi occupi di questo, la realtà di Cales non la conoscevo. E tutto ciò la dice lunga sul rischio che stia correndo la memoria storica di una così grande civiltà. Mi sono adoperato e ho chiesto informazioni a colleghi ed esperti. Sono poi andato sul web imbattendomi in impietose recensioni relative a visite sporadiche di aspiranti appassionati della memoria archeologica in loco. Mortificante tutto! Le criticità sono tante, ad incominciare dalle caratteristiche del territorio e dalla violenza aggressiva cui la criminalità negli anni ha depredato Cales. Il primo passo resta tuttavia l’identità comune: che va riscoperta affinché si possa davvero tutti insieme spingere in un’unica direzione. Il libro di Silver Mele va letto perché è un inno al coraggio. L’autore tocca nervi scoperti e lo fa senza nascondersi. Con una conoscenza dei fatti di cui bisognerebbe approfittare per stilare un piano d’azione. Che parta innanzitutto da rispetto di se stessi”.

Tsao Cevoli è docente ma anche presidente dell’Osservatorio Internazionale sulle Archeomafie: “Questo libro va letto. L’occasione poi di ritrovarci periodicamente, e in sedi tanto prestigiose come questa, è testimonianza dirett che Cales vuole tornare a vivere. Come può riuscirci? Lo si chieda al popolo che ora abita la Calvi risorta al di là della Casilina. Silver ricostruisce nel suo racconto la barbarie con la quale, quelli che definisce i sicari della memoria, hanno per decenni martoriato la città che vantava teatro, anfiteatro, doppio impianto termale ed ogni ben di Dio. Bisognava certo difenderla. Avrebbero dovuto farlo i cittadini. Ma non da soli. Dov’è lo Stato? Ci vuole un segno di presenza per troppi anni atteso e poi sfumato in promesse vergognosamente false. Questa città di cui Cicerone fu cittadino onorario è stata attraversata dai piloni dell’autostrada del Sole. Nessuno si è preoccupato mai di opporsi perché si trattava davvero di uno scempio. Oggi lo Stato ha l’obbligo di dare un segno: e fa bene Silver Mele ad incalzare il senso comune e le istituzioni perché anche questa battaglia non passi invano. Quindi il dovere civico: proprio come gli spartani cui si chiedeva dove fossero le mura cittadine. Loro erano soliti rispondere che le mura per difendere Sparta erano le loro braccia”.

Se Enrico Bonetti, docente di Economia e gestione delle imprese ha offerto una visione tecnica e specifica delle potenzialità di sviluppo dell’area, il tocco poetico e di gran classe al dibattito lo ha fornito Gian Paolo Porreca, docente, medico, scrittore ed editorialista del Mattino: “Le mie origini Aurunche si legano a quelle di Silver Mele, due volte genius loci nella Cales violentata, oltraggiata, vilipesa. Questo libro è pietra miliare della calenità. Spero che a Calvi Risorta sia già stato presentato. Spero vivamente non facciano gli attuali caleni orecchie da marcante dinanzi alla testimonianza dello scrittore. Spero che le coscienze trovino uno specchio dove proiettare facce che possano ancora arrossire per la vergogna. Leggendo mi è sembrato di attraversare l’antica città: che era bellissima, florida, ridente, ricca. Impossibile pensare che oggi debba essere una maleodorante e spinosa selva. E’ arrivato il momento di riappropriarci delle nostre origini. Il futuro dipende solo ed esclusivamente da noi. E dalla storia da cui discendiamo. Rinnegarla vuol dire smettere di esistere”.

La chiusura del convegno è coincisa con un appello che la direttrice Ciocia ha rivolto al Ministro ai Beni Culturali Gennaro Sangiuliano: “Silver Mele mi ha raccontato del fervore e dell’attenzione che il responsabile del dicastero ha deciso di riservare a Cales in quanto uomo forte, di fatti e non di proclami. L’impresa naturalmente è difficilissima e richiede studi approfonditi della situazione per provare ad allestire un piano fruttifero di intervento. Noi del dipartimento di Economia siamo a disposizione del Ministro qualora volesse coinvolgerci in questa sfida che è dovuta verso la storia. Cales è di tutti. Da questa mattina la sentiamo anche nostra”.

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