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Cannavaro: “In Cina ho capito me stesso. Io CT? In Italia c’è bisogno di altro”

L'ex Napoli Cannavaro

Fabio Cannavaro, ex difensore ed ora attuale tecnico dell’Guangzhou Evergrande.

 

Cannavaro ha vinto la Supercoppa cinese con la sua squadra. Il tecnico ha rilasciato un’intervista a La Gazzetta dello Sport.

Queste le sue parole: “Decisamente diverso, rispetto a quando vai in campo. Guardi i giocatori e sei felice per loro, ti godi i loro abbracci. Lo sguardo scambiato con mio fratello Paolo, ora nello staff tecnico, è stata la condivisione che mi ha dato ulteriore soddisfazione. Mi ingaggiarono come traghettatore, non mi vedevano come tecnico ma come collaboratore di Lippi. Per cui quando arrivò la qualificazione ai quarti e la dirigenza pensò di poter vincere il trofeo asiatico, scelse di prendere uno più esperto come Scolari. Oggi è diverso.

Giocatori che potrebbero ben figurare in Italia? Ce ne sono diversi. Ne voglio citare due su tutti: gli esterni Zhang Linpeng e Li Xuepeng. Gente che ha tecnica e dinamismo per reggere ritmi elevati. Sono anche giocatori della nazionale. Nella mia squadra sono 13 i giocatori che gravitano nel giro dei convocati di Marcello Lippi. Fra noi il rapporto di collaborazione è intenso.

Ho imparato a conoscere una cultura diversa. Ad aprire ulteriormente la mia mente, dopo altre esperienze all’estero. Ma soprattutto sono cambiato io nel frattempo. Come uomo e come allenatore. L’esperienza ti aiuta a crescere. All’inizio le mie squadre difendevano meglio di come attaccavano. Ora le mie sedute di allenamento sono più brevi, ma molto più intense. Sono migliorato nello studio degli avversari. Insomma in Cina ho capito me stesso. E sarò sempre grato a questo Paese.

Io CT della Nazionale italiana? Non puoi pensare di accettare un progetto quinquennale a cifre importanti e chiedere pure di poter andartene quando vuoi. E poi in Italia c’è bisogno di altro. Il c.t. secondo me è secondario. Mi spiego, la scelta non manca. Ma prendiamo per esempio il buon lavoro fatto da Antonio Conte nel biennio precedente. Alla fine la Federcalcio non è riuscita a creare quelle strutture che lui aveva chiesto e manca la sintonia con la Lega. Il rilancio del movimento passa per un profondo rinnovamento dirigenziale. Invece, con la figuraccia fatta nell’ultima assemblea elettiva federale, abbiamo perso un’altra grande occasione. Nessuno si è preso le proprie responsabilità. Mi pare che manchino i presupposti del rilancio. Poi sento parlare ancora di convocazione per i senatori e dico che non mi sembra la strada giusta. Sono legato più di ogni altro a Gigi Buffon o a Daniele De Rossi per quella irripetibile esperienza vissuta in Germania nel 2006. Ma sappiamo che certe scelte non hanno funzionato già nel Mondiale del 2010 in Sudafrica e l’esperienza dovrebbe insegnare qualcosa”.

 

Per l’intervista integrale vi riportiamo all’edizione odierne del quotidiano.

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