“Nessuno ha fatto bene come me al suo primo anno. Non faccio promesse che non posso mantenere. Le perdite sono molte di più di quelle che noi un anno fa pensavamo. Nei parametri delle nostre possibilità finanziarie voglio fare il meglio possibile, ma non posso fare come la Juventus o l’Inter. Il fair play finanziario non lo permette.

Lo stadio di proprietà, al di là dei risultati sul campo, è ciò che aiuta ad aumentare i ricavi. Basti pensare alla Juventus. Ci sono da considerare il commerciale, il match-day e la televisione. Certe squadre fanno 75 milioni dalle tv, noi 6. Nel caso del commerciale, ossia lo stadio, la media è 184 milioni che si ottengono mettendo ad esempio sulla maglia il suo nome.

Voglio dire una cosa sul centro sportivo, prima del quale avevamo parlato dello stadio e su cui ci era stato messo il veto.

Prima di comprare i terreni per il centro sportivo siamo andati da Pessina e ci ha detto di andare avanti così. Abbiamo accontentato la Soprintendenza con tutti i lavori del caso, poi però hanno voluto che facessimo di più… In sostanza i tempi si sono allungati per il Covid, poi a luglio mi hanno detto che avremmo posticipato ancora l’incontro. Infine mi hanno riferito che i lavori possono iniziare a settembre, ma se Pessina non sarà di parola non farò il centro sportivo.

Io non accetterò più che qualcuno mi dica che dobbiamo cambiare altre cose, perché abbiamo speso molti più soldi del previsto. Tengo molto a questo progetto, il primo che unirà donne e uomini. Voglio mantenere questa promessa.

Se il centro sportivo non parte non farò neanche lo stadio, spero che i tifosi lo capiscano. In Italia c’è una specie di dittatura di poteri, non è possibile.

Penso che tutta la politica italiana si debba avere il concetto di far diventare il calcio italiano più competitivo. Io sono venuto a Firenze perché è bella e gli investimenti lo devono essere altrettanto”.