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De Laurentiis: “La rabbia di Mertens e Insigne mi rende felice. Rappresenta l’orgoglio di indossare questa maglia”

Il presidente azzurro ha parlato del momento del Napoli a Radio 24. Aurelio De Laurentiis è intervenuto ai microfoni di Radio 24. Ecco il pensiero del Presidente che ha affrontato diverse questioni, tra cui quella del Napoli favorito per lo Scudetto all’inizio del collegamento: “Lei può immaginare cosa io faccia da buon napoletano quando sento dire che il Napoli sia la favorita per lo Scudetto.”

Intuito, forza e difesa nei momenti più difficili nell’aver scelto Sarri, come nasce questa scelta? “Lei prima ha parlato di una provincia sana. L’Italia si basa sulla provincia, noi siamo un paese dalle cento città che contano e questo è stato anche raccontato in chiave cinematografica in maniera pazzesca negli anni ’60 con la commedia italiana che veniva apprezzata in tutto il mondo. Quando nacque la televisione in italia negli anni 50 Enzo Tortora ebbe grande successo con una trasmissione basata sul campanile, non ci si deve buttare già dalla torre mettendo questo aspetto su un piano negativo.”

La nascita della scelta di Sarri: “Sarri mi provocò un grande dolore quando perdemmo ad Empoli. Fu una partita in cui prendemmo ben 4 zucchine e in quel momento iniziai a studiare Sarri. Con il presidente dell’Empoli già pensavo da tempo di portarmi via qualche elemento come Hysaj e Valdifiori. Mi piaceva l’italaino perché non ero mai riuscito ad avere un regista. Avevo acquisito un bel regista dal Pescara che poi ho dovuto dirottare in Francia al Psg. Quest’idea di non avere mai avuto un regista mi aveva creato un gran disturbo venendo dalla cultura cinematografica. Sapevo che l’Empoli aveva una grande cantera e da lì venivano fuori grandi calciatori quindi quest’uomo che aveva fatto tre passaggi dalla C alla B alla A era un uomo che conosceva bene come architettare una rinascita. Io trovandomi al mio dodicesimo anno cercavo una rinascita. Tra seguire l’esterofilia e andare in mano a un italiano che veniva da Napoli perché lì nato, in quel momento mi ha affascinato. L’ho chiamato, lui era da Amalfi, ci siamo incontrati al Vesuvio di Napoli e mi sono piaciute un sacco la sua concretezza e mi ha conquistato il fatto che morisse per venire a Napoli. Ha anche compreso il mio metodo di lavoro, gli ho detto: “patti chiari e amicizia lunga. Io devo difendere il club quindi facciamo un contratto programmatico che può essere rescisso e rinnovato ogni anno per i prossimi cinque anni” . Io sono uno che ama i matrimoni lunghi ed ho preso vari elementi della cultura cinematografica. Prima mi vedevano come un visionario, oggi mi danno ragione. La programmazione è importantissima.”

Il paragone tra Sarri e Sacchi: “La mia abitudine nel mondo del cinema è che se scegli delle persone le puoi lasciar lavorare. Lì però puoi intervenire prima che esca il film invece nel mondo del calcio sono tanti film che si giocano ogni volta e alla fine c’è la parola fine senza poter tornare indietro. Io l’ho lasciato lavorare e lui mi incitava a prendere Saponara ma io non potevo prendere tutta la squadra di Corsi. Saponara è un trequartista, io ero preoccupato del fatto di giocare con il 4-3-1-2 infatti pensavo che non avrebbero giocato in molti. Infatti con quel modulo abbiamo perso una partita e pareggiate due. Ho chiamato Giuntoli e gli ho detto di far capire a Sarri, visto che lui bene o male ha costruito una grande compagine arrivata in A come il Carpi, di dover giocare con il 4-3-3. Lui ha risposto che glielo stava già dicendo, io gli ho detto che lo doveva convincere. Da lì ha vinto la prima partita 5-0.”

Sarri meno integralista di Benitez: “A differenza dello spagnolo, il signor Sarri è più tecnico. È tecnico dal punto di vista della pratica oltre che della teoria, Benitez è un teorico e cerca di non disturbare mai l’ambiente dello spogliatoio perché da lì deriva anche un’eventuale aria benefica della quale un allenatore poi può usufruire. Sarri rende felici i calciatori perché ha un rapporto con ognuno di lui e sa spiegare quello che vuole. non c’è niente di peggio di non riuscire a farsi capire e poi mettere da parte un calciatore.”

Sul gesto di Mertens e Insigne: “Adesso ci sono queste due reazioni di Insigne e Mertens e sono contento e felice. Giuntoli alla fine per una questione societaria, anche se ho detto di non mettergli una multa gliela dovrà mettere per questioni interne di regolamento societario. Il presidente anche se può esprimere una certa accondiscendenza, alla fine si deve far da parte. A me fa piacere che questi due signori si siano scaldato perché dimostra un attaccamento alla maglia e che si divertono e vorrebbero giocare sempre. Dovremmo probabilmente fare due squadre per farli giocare tutti (ride, ndr.)”

Sulle possibilità di vincere il tricolore: “Se Sarri sarà capace di continuare a preparare in maniera così meticolosa e così attenta, e credo che se queste sono le capacità non è che possano venire meno da un momento all’altro, io credo che il Napoli abbia parecchie possibilità di giocarsela fino in fondo partita per partita onorando la maglia. Non posso pronunciare la parolina magica perché i calciatori devono essere caricati a pallettoni quindi fargli vedere già il traguardo è sbagliato. Io 12 anni fa ricevevo un pezzo di carta, dovevo ripartire forse dalla D, grazie a loro parto dalla C1, investo 100 mln di euro in due anni per uscire dalla C. Arriviamo in B nel gran caos di Calciopoli trovandoci anche la Juventus tra le grandi che ambivano alla A, quindi un campionato molto complicato. Io non capendo di calcio è come se avessi pagato per fare un corso di specializzazione. Da un lato vedo i film che potevo fare in america ma non rimpiango la mia scelta vedendo ciò che c’è oggi da questo lato. Siamo da sei anni l’unica squadra italiana che gioca sempre in Europa. Non mi posso lamentare, qualcosa l’abbiamo vinta ma la parola magica scudetto abbiamo ancora tempo per mettercela sulla maglia.”

Chiusura su Higuain e Reina: “Higuain ha un famiglia impeccabile, amo la mamma, il papà, il fratello anche se non conosco quello che gioca negli USA. Lui è una persona trasparente, leale, educata, veramente una bella persona. è stata una nostra intuizione, Benitez voleva prendere Damiao ed io dopo aver incontrato il suo agente dissi “mah”. All’ultimo momento virammo verso il Real Madrid cercando di capire se fosse possibile prenderlo. Quando vennero il papà e il fratello ci accordammo in un attimo. Il papà fu meravigliato dalla chiarezza del contratto nonostante avesse sentito che i miei contratti fossero complicati. Se Higuain fosse deluso non sarebbe ancora qui, dopo tre anni. L’altro anno non ci siamo capiti con l’agente di Reina, gli avevo messo uno stop di quattro settimane mentre lui cercava di fare un altro tipo di accordo con qualcun’altro poi quando alla fine aveva dato la propria disponibilità ma io non ero più disponibile.”

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