Editoriale

E se tutti quelli che sorreggono sulle spalle l’Olimpo dei semidei del calcio decidessero di farli cadere tutti giù per terra?

La chiamano tempesta, usano frasi ad effetto come “Terremoto nel mondo del calcio” così che, pure, il racconto di un fatto sconcio diventa più insopportabile.


Il gioco d’azzardo, è un grave problema sociale perché lo praticano milioni di persone nel mondo che si rovinano la vita nell’indifferenza, quasi, generale finendo spesso negli artigli degli usurai.

All’improvviso si scopre che d’azzardo giocano anche i milionari del calcio e cadono tutti dal pero, sorpresi e sgomenti.

Di cosa?

Partono le analisi, si ricerca la patologia e qualcuno dei protagonisti racconta di minacce e attacchi di panico, condizione condivisa da tanti che non hanno nessuno che si prenda cura di loro.

I ragazzi milionari, continuano a vivere in una bolla, isolata dalla realtà circondati da avvocati zelanti che ne mitigano le pene, società comprensive che promettono di prendersene cura, istituzioni pietose che si battono il petto e cercano soluzioni, il tutto a favore di telecamera.

Quello che lascia interdetti,

è la reazione della gente comune e, ahimè, dei commentatori( a qualsiasi titolo) che si schierano, si agitano lanciano peana o invocano misericordia a seconda della passione o dell’interesse calcistico.

Eppure, tutti quelli che vivono nel mondo reale dovrebbero essere disgustati e offesi dai fatti e da, buona parte, del racconto di questi fatti.

Invece il calcio può far perdere il contatto con la realtà e mortificare l’intelligenza.

Si asseconda il concetto che i protagonisti del calcio vivano come semidei, con i vizi e le virtù degli umani ma consumati  tra le volte dorate dell’Olimpo che è tutta un’altra storia.

La perdita di contatto con il mondo vero è una specie di virus contagioso che colpisce tutti quelli che per un periodo più o meno lungo hanno a che fare con questi uomini di calcio.

Un altro esempio, si è avuto pochi giorni fa a Trento, quando Cristiano Giuntoli, per spiegare gli imprevisti in cui può imbattersi un operatore di mercato, ha utilizzato  un concetto sessista e discriminatorio, in un consesso pubblico, anzi in uno dei più importanti eventi italiani del mondo dello sport.   

Eppure gli astanti hanno riso e la  giornalista che lo intervistava, si è ben guardata dal dissociarsi.

Il problema non è, neppure, quello che ha detto Il direttore della Juventus, che avrà una visione distorta della relazione uomo-donna ma la reazione di chi lo ascoltava.

Magari le stesse persone, in un contesto diverso, avrebbero fischiato, sarebbero andati via o avrebbero manifestato dissenso in qualsiasi altro modo, lì no, li hanno riso.

Perché? Chi può dirlo, sarà il virus pallonaro o chissà, di sicuro il mondo terreno che sorregge l’Olimpo farebbe bene a riflettere se veramente ne valga la pena o non sarebbe meglio farli cadere tutti giù per terra.

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