Editoriale

ESCLUSIVA. Prof. Eugenio Albarella: “Vi spiego cosa può essere successo contro la Sampdoria”

Interessantissima intervista con uno dei più quotati preparatori atletici del mondo del calcio, che aiuta a conoscere molti aspetti atletici e fisici dei calciatori del Napoli.

Il Prof. Eugenio Albarella è stato il preparatore atletico di moltissimi club calcistici, tra i quali anche il Torino, la Juventus e il Napoli. Zaccheroni lo ha scelto per portare la nazionale del Giappone ai mondiali del 2014 in Brasile e per vincere la Coppa d’Asia. In esclusiva per 100×100 Napoli, il Prof. Albarella ha parlato anche del Napoli di Sarri. 

1) Lei è stato il preparatore atletico di diverse società, tra le quali anche il Napoli, la Juventus  e il Torino. Ha sempre seguito uno stesso metodo di lavoro o ha studiato metodologie di verse in base ai calciatori che componevano la rosa?
“Il gioco del calcio, soprattutto negli ultimi anni, è cambiato molto. Se si analizzano i calendari e i parametri prestativi di oggi e li si confrontano con quelli di qualche anno fa, ci accorgiamo di parlare di due sport completamente diversi. Così come il calcio in generale è cambiato, anche il modo di allenarlo si è notevolmente evoluto. Nelle materie scientifiche, come la metodologia dell’allenamento, la ricerca, lo studio ,il confronto di nuove esperienze, l’uso di nuove tecnologie e l’intuito del professionista sono alla base dell’evoluzione della materia in esame. Oggi, si ha la tendenza a non perseguire più il modello fisiologico dell’atleta….,questo perché non si ha più il tempo a disposizione per poter assorbire certi carichi. Quando più si ha a che fare con atleti di alta qualificazione, tanto più è importante la specificità dell’allenamento .In sintesi, sono sempre più convito che la condizione di un’atleta è un “puzzle in work in progress “,è una costruzione tra i vari componenti dello staff tecnico e sanitario con il continuo feedback dell’atleta”.

2) Con mister Zaccheroni ha vissuto una lunga esperienza con la nazionale giapponese, dove ha vinto la Coppa d’Asia e partecipato ai mondiali del 2014 in Brasile. Cosa le ha dato dal punto di vista professionale e umano vivere quest’esperienza calcistica in un paese culturalmente diverso?
“Per un professionista, partecipare ad un mondiale penso sia il raggiungimento di un sogno e la consapevolezza di vivere un’esperienza che non ha eguali. Questi anni in Giappone, oltre ad avermi regalato l’opportunità di godermi un paese splendido da molti punti di vista, a livello professionale mi ha arricchito coprendo un ruolo diverso dal solito.Fare il fitness coach di una nazionale, è completamente diverso da farlo in un Club. Questo non vuol dire essere meno impegnato o vivere il ruolo con meno stress quotidiano, anzi Zaccheroni ,quando accettò questo incarico, decise di trasferirci tutti in Giappone. “La loro cultura,l e nostre idee” questo è stato il nostro motto in questi anni ricchi di soddisfazioni. Oltre ad organizzare stage, meeting, ricoprire ruoli istituzionali per la nazionale maggiore e quelle giovanili, abbiamo monitorato tutto il campionato di Jleague e quelli stranieri (soprattutto Europa)dove giocavano i nostri calciatori. Oggi, dopo questa esperienza, concisa anche dalla gratificazione di aver scritto pagine importanti del calcio nipponico, mi sento un professionista più completo pronto a cominciare nuove esperienze mettendo a servizio il mio vissuto a qualsiasi livello e latitudini”.

3) Invece cosa le ha dato l’esperienza napoletana e se le piacerebbe tornare nel club?
“Per un Napoletano, tifoso del Napoli, avere avuta la fortuna di allenare la squadra del cuore penso non abbia prezzo ed è motivo di orgoglio. Resta il rammarico di averlo fatto forse negli anni più difficili del club,  quelli a cavallo dell’era Corbelli-Ferlaino e Naldi. Un mio ritorno? Ad oggi sono legato ad uno Staff e da professionista quale sono, penso che debbano essere gli addetti ai lavori a sceglierti se questi intravedono in te la persona giusta che possa contribuire alla crescita di un Club”.

4) E’ ancora nel mondo del calcio e quali sono i suoi programmi futuri?
“A 49 anni, mi piace definirmi un “giovane-vecchio”. Faccio questo mestiere da circa 25 anni, ho allenato in tutte le categorie, dal settore giovanile ai mondiali, dovendole vincere tutte per poter andare avanti. Oggi ho lo stesso entusiasmo dei primi anni, pur avendo avuto la fortuna e capacità di aver allenato Atleti e Club di primissima fascia, ho ancora l’ambizione di tornarci per mettere a disposizione la mia esperienza e togliermi ancora tante soddisfazioni”.

5) Veniamo al Napoli. Quali differenze ha notato tra la preparazione del Napoli di Benitez e quello di Sarri e, secondo lei, nell’arco di una stagione intensa come quella che dovrà affrontare il Napoli, quale potrebbe essere quella più indicata?
“La differenza è sotto gli occhi di tutti. Parliamo di due filosofie metodologiche completamente diverse. Benitez, ha perseguito un addestramento tecnico-tattico globale e metodologicamente è stato vicino al modello prestativo. Sarri,usa un addestramento più analitico e una metodologia più classica. Chi ha ragione? Il buon Julio Velasco, nei suoi interventi, estremizza spesso con questo concetto: chi vince esulta, chi perde spiega”.

6) Durante il ritiro pre-campionato a Dimaro, ci sono stati alcuni calciatori che hanno accusato risentimenti muscolari. I più gravi quelli di Hamsik, Reina e soprattutto Strinic. La settimana scorsa è stata la volta di Chiriches. Normalità o eccessivi carichi di lavoro?
“Che durante il periodo di pre-campionato si possa incombere ad affaticamenti mi sembra abbastanza fisiologico. Logicamente questi problemi comportano la difficoltà di dare continuità al lavoro. Per abbassare il più possibile questi imprevisti, quando sviluppo metodologia cerco di tenere presente le famigerate cinque domande dell’allenamento:
COSA voglio allenare, inteso come qualità
COME allenarla. Scelta dei mezzi da proporre
QUANDO allenarla. Dove inserirla nello sviluppo della programmazione
QUANTO allenarla. Carico
soprattutto CHI sto allenando.
Conoscere il vissuto, l’esperienza, la padronanza del mezzo che sto proponendo da parte dell’atleta, mi abbassa notevolmente il rischio infortunio”.

7)  In conferenza stampa Sarri ha fatto notare che alcuni calciatori avevano sofferto più degli altri la preparazione pre-campionato. In modo particolare Allan, che aveva iniziato con l’Udinese, e Gabbiadini.  In questi casi come si interviene a stagione in corso?
“Mi rifaccio alla risposta precedente: CHI sto allenando?  Non conoscendo nei particolari le caratteristiche di questi atleti e non avendo la presunzione e le velleità di dare giudizi senza sapere, faccio fatica a rispondere a questa domanda. In generale il feedback con l’atleta in sinergia con lo staff sanitario, aiuta a correggere il tiro”.

8)  Contro la Sampdoria il Napoli ha retto atleticamente per circa un’ora di gioco. Può essere una conseguenza normale dovuta al tipo di preparazione atletica di Sarri, perché magari le sue squadre saranno al top nel pieno della stagione?
“La prestazione di domenica è stata condizionata dalla voglia di dimostrare di essere una squadra già pronta, cosa che non può ancora essere: nel primo tempo forse i ragazzi hanno fatto addirittura di più rispetto alle loro possibilità in questa fase, soprattutto a confronto di una squadra che è partita 20 giorni prima per preparare le qualificazioni in Europa-League che in questo momento della stagione a livello temporale fa la differenza”.

9) La scorsa stagione l’Empoli ha sofferto soprattutto nei minuti finali del primo tempo e in quelli iniziali del secondo. E’ una questione mentale o si può identificare un legame con la tenuta fisica considerando che le squadre di Sarri per rendere al meglio devono giocare sempre sopra-ritmo?
“Cosa significa sopra-ritmo? La prestazione globale nei giochi di squadra è la somma di molteplici fattori. Una buona organizzazione tattica delle due fasi di gioco, l’equilibrio tra esse, la condizione specifica e generale dei giocatori in campo, le loro qualità tecniche, motivazionali, caratteriali ed ambientali oltre al confronto con una squadra avversaria alla quale deve essere fatta la stessa analisi…tutto questo ti da prestazione. In generale, statisticamente, una squadra medio-piccola, a inizio partita, è molto concentrata a non concedere grandi spazi per scoprire i propri lati deboli ed è molto motivata nel finale per cercare di portare il risultato in porto. Al contrario, spesso durante la parte centrale della partita fa più fatica a mantenere certi equilibri. Ripeto, questo in generale”.

10) Come si imposta una preparazione atletica per avere una condizione atletica di tutta la rosa, tale da permetterti ritmi alti per tutta la stagione e che rischi si corrono dal punto di vista muscolare e della stanchezza?
Impostare una preparazione in generale è estremamente complicato e bisogna tenere presente molteplici fattori. Io, resto convinto che non è bravo quell’allenatore che fa di più e più complicato,  ma colui che fa meglio rispondendo coerentemente alle esigenze e richieste cui è chiamato ad assolvere e che ciò fa con diligenza, semplicità e buon senso”.

11) Sarri finora ha impostato la preparazione atletica per squadre impegnate in una sola competizione. Per uno staff tecnico cosa cambia quando una squadra deve sostenere spostamenti internazionali e giocare una partita infrasettimanale?
“Cambia eccome se cambia. La gestione di una rosa è completamente diversa se una squadra è proiettata a giocare ogni 7 giorni o viceversa ogni tre. I tempi di preparazione alla gara, l’addestramento tecnico-tattico, il lavoro fisico ma soprattutto i tempi di recupero sono completamente diversi. Mi auguro che il Napoli nelle varie componenti societarie abbia “rubato” il più possibile dall’allenatore precedente, a mio avviso un maestro in merito. Quando alleni una squadra di alta qualificazione, devi considerare la possibilità di raggiungere 60 e più partite in un anno ed a queste devi sommare 15-20 per i giocatori che sono nel giro delle loro nazionali. Il Turnover è uno dei pochi mezzi a disposizione dell’allenatore per affrontare la stagione. Logicamente, come in tutte le cose, fatto su base scientifica e di buon senso. A mio parere, per l’esperienza acquisita negli anni, la differenze la fa la capacità di gestione del recupero. Quando parlo di recupero, non intendo solo quello energetico, il quale oggi, grazie alle conoscenze e mezzi a disposizione sono relativamente facili da gestire.. A mio modesto parere, la differenza la fa la capacità dell’allenatore, lo staff e tutte le componenti organizzative della società a spostare ogni tre giorni le massime motivazioni ed energie nervose”. 


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