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Fabian: La discoteca e le parole durissime di Spalletti

Lobotka, ha fatto il fenomeno.
Kvaratskhelia, è un calciatore di un’altra categoria.
Lozano, ha mangiato campo, preso botte e creato opportunità.
Kim, ha, indubbiamente, qualità in abbondanza.
Cinque gol, sono tanta roba anche se l’avversario è in evidenti difficoltà perché, il Verona, picchiava dove non arrivava con la tecnica.
Ovviamente, sono pericolosi i due gol presi su azione da fermo e, nel primo tempo, si è occupata troppo poco l’area di rigore, non sfruttando i cross di Lozano.
Una squadra che ha esterni così forti, deve accompagnare in massa l’azione, giocando corta e compatta.
D’altra parte il Napoli è un cantiere aperto, ci saranno uscite, entrate e c’è da lavorare.
Quello che, però, fa un rumore sgradevole, in mezzo a tante note dolci, è la risposta data da Spalletti su Fabian.
“Non parlo di chi non vuole venire a giocare con noi”
Andrebbe chiarito, perché lascia spazio a troppe interpretazioni.
Può, un calciatore decidere di non partire con la squadra, anche se in procinto di lasciarla?
Al di là dell’aspetto etico e della figuraccia fatta da Fabian, non è accettabile che un dipendente multimilionario, sotto contratto, e, quindi, presumibilmente, regolarmente pagato, possa scegliere volontariamente di non lavorare, senza un valido motivo, a meno che non ci sia l’avallo della società.
Questi comportamenti, non sono solo distonie, causate da un mercato aperto durante una stagione già iniziata ma un pessimo esempio che non deve passare sotto traccia.
Deve esserci un limite, fosse solo formale, anche, nel calcio dei fuoribordo sparati a mille che sollevano tanta schiuma, fanno troppo rumore e alzano onde grosse e fastidiose, in un mare già agitato dai venti contrari.

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