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Fragili si. Immensi anche.

Talento e fragilità, due trame della stessa texture, due caselle impresse nello stesso scacchiere, il DNA.

 

Lui, ha fatto il calciatore, portando spesso al petto l’etichetta attestante la qualifica di calciatore più forte del mondo.

L’altro, mostra una qualifica diversa, ma altrettanto gratificante, quella di essere l’innovatore del calcio italiano degli anni 80′.

Diego Armando Maradona ed Arrigo Sacchi, due fuoriclasse dello stesso cosmo, due uomini di calcio così diversi, così simili.

“Nemici” acerrimi sul finire degli anni ottanta. Diego trascinava a suon di magie il suo Napoli verso il vertice della classifica, Arrigo, stravolgendo il radicato “calcio all’italiana”, spingeva il suo Milan nelle medesime zone a colpi di spettacolo.

Un talento connaturato li ha accompagnati da sempre, così come una fragilità insita in chi è geniale.

La vita privata di Diego Maradona è un Rollercoaster che tutto fa tranne che divertire. Faticose risalite alternate a violenti strapiombi l’hanno caratterizzata. Non ultimo, l’intervista diffusa ieri dalle TV argentine in cui l’ex Pibe de Oro ha affidato all’alcool il controllo di se stesso.

Quella di Arrigo sacchi, invece, è conglobata nella sua immagine di uomo compito, saggio, pacato. Uno stile diametralmente opposto. La fragilità emotiva dell’ex Mister del Milan è stesa in altri letti, trascinata da altri fiumi, quelli che ti elevano i livelli di stress e che rendono improcrastinabile l’interruzione della tua attività professionale.

Dopo l’abbandono della panchina per eccesso di stress, il mister di Fusignano lascia anche l’incarico in F.I.G.C. di coordinatore tecnico delle nazionali giovanili under 16 ed under 21. Troppo stress, confessa.

Due anime sensibili rifugiate in due antri diversi. Il primo fatto di meandri bui e pericolosi, il secondo da silenzio e pace.

Tornate presto, campioni. Il calcio ha bisogno di voi.

 

 

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