Editoriale

Il Maradona torna ad essere uno stadio vero, il Napoli rallenta la corsa ma resta in cima

curva a stadi

Finalmente il ritorno della Curva A e il Maradona torna ad essere uno stadio, in attesa che l’impegno del Sindaco Manfredi, si concretizzi nel ritorno di tutto il tifo organizzato.

Ma non basta, il Verona era l’avversario peggiore che potesse capitare alla settima partita in 21 giorni.

Aggressivi al limite, e spesso oltre, del falloso, in fiducia e, senza gli impegni di Coppa, con le gambe più leggere.
Al di là della forza dell’avversario, l’ultima di un tale tour de force, è complicata.

Facile, la decidano gli episodi che, stavolta, sono stati tutti sfavorevoli.

Ayroldi, non ha interpretato bene la partita.

Contro squadre che giocano come il Verona, l’arbitro deve essere completamente dentro il match, perché il limite, tra fallo e duro contrasto, è flebile.  Alquanto evidenti, invece, i due rigori non concessi al Napoli.

Spalletti non polemizza e non cerca alibi ma la cronaca racconta fatti.

Il Napoli, ha retto bene, a parte l’errore sul gol di Simeone, l’urto del Verona ma, nell’uno contro uno, non è riuscito a fare la differenza nella qualità, anche se in alcuni momenti ha avuto una buona velocità ed esecuzione di palleggio.

Questa volta, i cambi non hanno inciso e, per ammissione dello stesso Spalletti, sono arrivati troppo tardi.

Rammaricarsi sul: poteva essere e non è stato, è un esercizio inutile.

Utilissima, invece la prestazione di Juan Jesus, dopo la prima, buona anche la seconda: una garanzia.

Una menzione speciale, anche per l’infinito Giovanni Di Lorenzo, che sta prendendo il vizietto del gol.

E, senza perderci nel rammarico che non porta punti ma, neppure nel qualunquismo che è parecchio antipatico, possiamo dire che se, invece dei pali i tiri di Osimhen e Mertens avessero bucato la rete, sarebbe stata un’altra storia.

Sarà per la prossima.

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