Rassegna Stampa

Il Mattino – Cosa non è funzionato nel contrastare l’epidemia di Coronavirus?

Coronavirus Medici Albania

L’edizione odierna de Il Mattino lancia una lunga inchiesta su questi tre mesi di epidemia di Coronavirus, chiedendosi cosa non ha funzionato.

Per farlo, bisogna partire dall’inizio, nei primi giorni di gennaio in Cina. Lì ci furono le prime comunicazioni, con la prima identificazione di un “focolaio di polmonite ad eziologia non nota”. Da lì, solo il 10 gennaio fu scoperto, e poi comunicato all’OMS, la sequenza genomica del coronavirus.

Il ritardo ha comportato una sottovalutazione del virus in sè da parte della Cina, che poi ha interessato anche tutti gli altri paesi. Il contagio globale è scoppiato con le vacanze per festeggiare il capodanno cinese, che cade il 25 gennaio; solo il 21 gennaio è dichiarato il lockdown a Wuhan ed in altre città del Paese.

Il 29 gennaio, poi, l’Italia chiude il traffico aereo con la Cina, con la raccomandazione che non c’è bisogno che ci sia panico e che la situazione è sotto controllo. Da lì, si passa ad un febbraio “statico” dal punto di vista dei provvedimenti per contrastare il Coronavirus.

Il quotidiano continua, riportando come la settimana della moda a Milano e la partita di Champions League tra Atalanta e Valencia si tengono senza problemi. Solo il 21 febbraio, con il primo caso a Codogno, fa cambiare il tutto con la delimitazione della famosa zona rossa.

Con l’aumento dei contagi e dei decessi, emergono criticità e ritardi nel contrastare il Coronavirus in Italia. Il tutto accompagnato dall’inadeguatezza di tante strutture sanitarie e della carenza di personale per fronteggiare il continuo aumento dei contagi e dei pazienti in terapia intensiva.

L’8 marzo arriva l’annuncio del decreto che chiude la Lombardia ma ciò porta l’esodo di 20 mila persone dalla regione verso il Sud. L’allarme però non trova terreno, dato che tutti si mettono in auto-isolamento ed i dati al Sud non crescono in modo allarmante.

Il mese di marzo catastrofico per il Coronavirus, la fase 2, assistenza flop e protocolli non attuati

Un mese di marzo riempito dalle cronache di morte, con le immagini delle bare in Lombardia trasportate dai camion militari ed il collasso delle terapie intensive, prosegue il Mattino. Poi tutto quello che già si sa, con i decreti, il lockdown ed i report dell’Istituto Superiore della Sanità sulle RSA.

Il quotidiano, poi, mostra i suoi dubbi sulla fase 2 che sembra a portata come un miraggio e parla dell’inadeguatezza degli strumenti del personale medico e sanitario per affrontare l’epidemia in atto. In primis la mancanza dei dispositivi di protezione individuali per gli operatori sanitari ed il fatto di non averli acquistati per tempo.

Oltre ai contagi nelle corsie degli ospedali, emerge anche il dato dei medici di famiglia che hanno dovuto affrontare l’epidemia senza l’adeguata attrezzatura. Tutto questo porta al totale di 14.066 contagiati tra chi lavora a stretto contatto con i pazienti di Coronavirus.

Infine, da sottolineare i protocolli non attuati nel meglio delle possibilità ed il fatto che molti pazienti, che sarebbero stati inviati in ospedale, rimangono a casa. A molti di loro non sarà fatto il tampone e restano casi fantasma, non conteggiati.

Oggi i medici morti sono 109 e 28gli infermieri. Uno dei cardini del metodo scientifico è che dagli errori si può imparare, servirà farlo per far ripartire il Paese ed evitare una seconda ondata di contagi che l’Oms avverte essere potenzialmente più pericolosa della prima.

 

Per leggere il tutto, si rimanda all’edizione odierna de Il Mattino.

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