Editoriale

Italia e Conte, un Europeo con poche luci e troppe ombre

C’è poco da salvare della spedizione azzurra in Francia.


Agli Europei del 2016 l’Italia è stata eliminata nei quarti di finale dalla Germania dopo i calci di rigore. Un deciso passo indietro rispetto alla scorsa edizione giocata nel 2012 in Polonia e Ucraina, dove l’Italia ha perso in finale contro la Spagna nel pieno del suo ciclo vincente. Arrivare ai quarti di finale era il risultato minimo per chi si vanta di rappresentare uno dei primi quattro movimenti calcistici europei dopo Germania, Inghilterra e Spagna.

Nel diario dei ricordi di questi Europei possiamo scrivere le emozioni che i tifosi italiani hanno vissuto con la vittoria sulla Spagna, che però il campo ha dimostrato essere  alla fine di un ciclo eccezionale impreziosito dalla vittoria di 2 Europei consecutivi e 1 mondiale. Magari possiamo salvare quella che viene definita “compattezza del gruppo”, la stessa che ha portato l’Islanda ad eliminare l’Inghilterra ed affrontare la Francia nei quarti di finale. Mettiamoci la solidità difensiva del blocco juventino e la grinta messa in campo dagli uomini di Conte che, senza fantasia e buoni fondamentali individuali, non è servita più di tanto. Ma poi?

Il Gruppo E di qualificazione che come da tradizione tutta italiana è convenuto precauzionalmente farlo passare per girone di ferro, è stato poco esaltante con le vittorie sofferte con il temuto Belgio (sconfitto poi agevolmente dal Galles nei quarti di finale) e la debolissima Svezia. Addirittura con l’Eire è arrivata una sconfitta, è vero in formazione rimaneggiata ma se le riserve dell’Italia non sono all’altezza di non perdere contro la 23esima nazionale del Ranking UEFA, allora è giusto essere usciti ai quarti di finale.

La cosa che più preoccupa è cosa eredita il nuovo CT Ventura dall’Italia di Conte tutta grinta e fisicità. Idee di gioco neanche l’ombra, azioni improvvisate grazie agli spunti dei singoli. Sotto questo punto di vista contro la Germania è stato toccato il livello più basso. L’Italia di Conte è sembrata il Carpi di Castori quando al San Paolo parcheggiò il famigerato pullman nella propria area di rigore.

Soprattutto Conte in vista dei mondiali 2018 non ha seminato nulla. Difficilmente gli ultra trentenni Buffon (38), De Rossii (33), Chiellini (31), Barzagli (35), Giaccherini (31) e Parolo (31) possono garantire la loro presenza in Russia tra due anni. Eppure il CT uscente ha preferito non guardare al di là dei propri interessi personali e non ha concesso spazio a nessuna delle future colonne della Nazionale di domani. Poteva tornare utile per il futuro permettere di fare un’importante esperienza al fianco dei “vecchietti”, al portiere milanista Donnarumma (perchè è stato convocato come terzo portiere il 33enne Marchetti?), ad almeno uno dei giovani difensori Romagnoli e Rugani, al 24enne Gabbiadini al quale è stato preferito il 29enne Eder che, alla pari di Zaza, è stato meno utilizzato in campionato rispetto al napoletano. Lo stesso discorso vale per il 24enne Jorginho sacrificato per dare una maglia al 33enne Thiago Motta. Per non parlare del 22enne talento del Sassuolo Berardi. In Francia poi sempre per dare spazio a Eder e al 30enne Pellè sono stati poco responsabilizzati Bernardeschi (22 anni), El Shaarawy (23) e Lorenzo Insigne (25).

Eliminazione ai quarti di finale, senza gioco e nessuna “semina” per il futuro. Con questi dati si può considerare esaltante la partecipazione dell’Italia di Conte agli Europei in Francia? A proposito ma i giornalisti, telecronisti ed opinionisti hanno trovato un accordo definitivo su come chiamare la Nazionale italiana?
Dopo le vittorie con Belgio, Svezia e Spagna per tutti era l’ItalJuve, dopo l’eliminazione con la Germania è tornata magicamente l’Italia.

Comunque grazie lo stesso ragazzi e un grande in bocca al lupo al nuovo CT Ventura.

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