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L’Italia ha il campionato più globalizzato e anche il più vecchio

Da un po’ di tempo il calcio italiano deve fare i conti con un problema che va sempre più crescendo: la presenza di stranieri nelle squadre.

Ormai il campionato nostrano non parla più italiano, o almeno 53,77% non lo fa. Questo dato è impressionante ma rappresenta la realtà: più della metà dei calciatori scesi in campo in questa stagione non è italiano.

I DATI. I risultati non sono incoraggianti. Bisogna pensare che in Serie A hanno giocato ben 610 giocatori ma solo 282 erano italiani, cioè il 46,23%. Se analizziamo tutti gli stranieri presenti nel calcio italiano possiamo dire che il nostro è davvero globalizzato: 56 argentini, 54 brasiliani, 23 francesi, 16 uruguaiani, 13 spagnoli, 12 colombiani. I titolari presenti in campo sono stati il 42,03%. E’ proprio il caso di dirlo: il calciatore italiano è in via d’estinzione. Ovviamente più è alto il livello delle squadre più si trovano stranieri.

ETA’ MEDIA. Pochi giovani impiegati fanno salire l’età media che scende in campo. In Italia le nostre squadre hanno 27,07 anni: solo Cipro sta peggio (28,29 anni). Guardando le rose non c’è un solo club italiano fra i 20 più giovani del continente, mentre la Germania ne ha quattro fra i primi 10: il Werder Brema è 2° (dietro gli olandesi dell’Ajax) con una media di 23,5 anni; l’Hoffenheim è 5° con 23,9 anni, poi troviamo il Leverkusen 6°, media di 24,2 anni e il Borussia Dortmund 9°, media di 24,4 anni. Nonostante la Bundesliga abbia un’età media di 25 anni (due anni in meno a noi) è sempre più competitiva.

MOTIVODEL DECLINO ITALIANO. La causa sarebbe da attribuire soprattutto ai costi troppo elevati dei giocatori nostrani ma anche la loro voglia nel cambiare aria, andare dove il “Dio denaro” è più proficuo. Le società italiane hanno però le loro colpe: non si vuole investire, soprattutto, sui vivai. Questi sono definiti investimenti troppo “rischiosi”, e allora si preferisce un giocatore dalle qualità già conosciute anziché un pacchetto chiuso. Molti ragazzi bisogna farli cresce, hanno bisogno di fare le ossa e li si mandano in Serie B ma poi vengono lasciati nel dimenticatoio. L’Italia è ultima in Europa nella percentuale di calciatori portati in prima squadra: solo il 7,8% (-2% rispetto a tre anni fa), la Germania praticamente ne ha il doppio.

Nonostante ci siano i dribbling di Insigne, le parate di Scuffet e Perin, i gol di Immobile e Cerci a distrarre e farci vivere nell’illusione di un cambiamento, l’Italia ormai è un paese per stranieri e per vecchi.

 

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