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L’ex arbitro Bertini: “Il sistema arbitrale non è democratico”

In diretta a ‘Punto Nuovo Sport Show’, trasmissione con Umberto Chiariello in onda su Radio Punto Nuovo, è intervenuto Paolo Bertini, ex arbitro internazionale.

 

“In passato gli arbitri italiani rimanevano sempre fuori per la troppa bontà. Ricordo che ogni Federazione poteva presentare un solo candidato, recentemente due. Adesso abbiamo una situazione contraria: nemmeno un nominativo da presentare alla FIFA per i Mondiali in Qatar. Non c’è uno sviluppo della categoria arbitrale così forte da rendere la stessa categoria tanto importante quanto lo è stata in passato. Stento a credere ci siano lacune generazionali, ma ciò lo vediamo anche nel nostro campionato: una qualità media arbitrale decaduta. La qualità che manca in Serie A, abbastanza eclatante – stento ad individuare arbitri che valgano quanto quelli che hanno cominciato con me – si paga anche a livello internazionale. L’AIA ha un sistema democratico abbastanza atipico, fatico a definirlo ‘democratico’. Quando in Italia le cariche elettive hanno una durata di mandato massimo, il gioco è fatto: se si comincia a fare la prima eccezione, si vive in un regime di eccezione continua. E’ giusto che il problema dovrebbe essere posto agli organi federali, una base di rinnovamento credo sia corretta in tutte le associazioni. Nicchi ha fallito? E’ stato nominato presidente dell’AIA dopo calciopoli. Ha dovuto ridare credibilità al mondo arbitrale, un compito non facile. Ha ottenuto quello che altre dirigenze non erano riuscite ad avere: autonomia e schermatura del mondo arbitrale. Deve essere valutato dal punto di vista tecnico, associativo ed organizzativo. Sicuramente ha dato un impulso all’inizio del mandato, ma quando uno si trova sulla stessa poltrona seduto per troppo tempo, il contributo innovativo si affievolisce”.

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