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Milik spaventa i napoletani e Sarri

Una frase dell’attaccante polacco raffredda gli entusiasmi sul possibile rientro già a gennaio.

In una lunga intervista rilasciata al portale polacco Sportwefakty, l’attaccante del Napoli Arkadiusz Milik ha parlato dei suoi primi mesi nel Napoli e del suo infortunio:

“Non mi sento una stella perchè credo nel collettivo. Vivo tra Napoli e il entro sportivo perchè voglio essere vicino al campo di allenamento. Giro poco per Napoli perchè qui il calcio è religione e passeggiare tra la gente non è facile. Una volta sono stato seguito per 5 Km da due persone sullo scooter solo per un autografo. Nei ristoranti avrò pagato due volte su dieci e a San Gregorio Armeno hanno fatto una statuina che mi raffigura. I compagni di squadra mi hanno consigliato di non portare in giro oggetti molto costosi, come un orologio di lusso, perché non sarebbe stato sicuro. Meglio evitare certe situazioni”. 

Milik ha rassicurato di sentirsi sempre meglio e di aver superato lo schok della post diagnosi del suo primo infortunio grave in carriera:

“Il lavoro di riabilitazione prevede due sedute di allenamento al giorno e alle 9 del mattino sono già al centro sportivo. Alle 16 torno a casa dove svolgo esercizi supplementari. Quasi ogni giorno faccio cyclette a ritmo lento. Sono ancora all’inizio del percorso e avverto un grande sostegno della squadra, dei tifosi e della Nazionale”.

Milik però rassicura meno i tifosi per quanto riguarda il suo rientro:

Sto appena all’inizio del percorso di riabilitazione. Tutto sta andando secondo i piani, non ho problemi con il ginocchio. Non è gonfio e non ci sono accumuli di sangue. Non voglio avere fretta, ho ancora una carriera intera davanti. Quello che mi sto perdendo ora, lo recupererò in seguito. Tornerò in campo quando i medici mi giudicheranno guarito al 100%. Speriamo possa accadere in primavera”.

Battuta finale sullo speaker del San Paolo Decibel Bellini che annuncia il suo nome prima di ogni gara:

E’ una persona molto positiva, significa tanto per me. Gli ho suggerito di chiamarmi Arek, ma ha insistito per pronunciare il nome concreto. L’importante è che lo faccia con passione”.

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