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Napoli: “Hasta la victoria siempre”, Sarri e De Laurentiis, le due facce della rivoluzione

Ad ore di distanza, le interviste di Sarri e De Laurentiis dipingono due personaggi diversi ma anche, per certi versi, simili. Rivoluzionari a modo loro ma con un obiettivo comune: “Vincere con il Napoli”.

 

“Sarri è una persona dolce e in Italia nessuno vuole litigare con nessuno. Io invece voglio litigare con tutti se è necessario”.

Queste le parole di De Laurentiis, intervistato al Festival del Calcio a Firenze. Un periodo conciso e preciso, che già riassume il confronto tra il Presidente del Napoli ed il suo allenatore.
Due figure diverse, per carattere e caratteristiche, per principi e fondamenti, fino ai modi d’espressione. Le due interviste rilasciate; Sarri alla Gazzetta dello Sport e alle varie emittenti, De Laurentiis, ci permettono di lanciarci, appunto, in un confronto tra i due.

Il Presidente, visionario e vulcanico, negli anni ha affrontato di petto e di pancia molte situazioni, che riguardassero il Napoli o, più in generale, il Calcio. Sarri, pragmatico e prudente, negli anni ha fatto prevalere sempre di più la sua anima razionale. Un romantico matematico prestato al pallone. Queste caratteristiche appaiono evidenti dalle dichiarazioni dei due già a partire dal discorso scudetto. Se infatti per De Laurentiis: “Uno scudetto deve essere visto come punto di partenza. Ne voglio vincere tanti”. Per Sarri, l’argomento è da prendere con le molle, dato che: “la Juve resta la più forte e sarebbe presuntuoso paragonarsi a loro”.

Anche sul futuro i due mostrano attitudini differenti: “Gli abbiamo creato le condizioni per lavorare bene. Perché dovrebbe andare via? Fosse per me, resterebbe a lungo”.
E del resto, non può che parlare così De Laurentiis, se è vero che confrontando Sarri e Guardiola ha risposto: “Uno scambio tra lui e Guardiola? Mai, mi tengo Sarri. È un maturo giovane, uno studioso ma non un teorico del calcio”.
Più pacato e pragmatico Sarri che invece ammette: “il futuro è l’ultimo dei miei pensieri ora”. Ma dopo aver ringraziato il Presidente per la fiducia e la possibilità, aggiunge: “le cose a un certo punto finiscono in maniera naturale”.
Naturale per chi, come lui, china il capo se lo paragonano a Sacchi e che, al confronto con Guardiola, preferisce quello con chi ritiene più simile a lui: “Per me, il paragone è un insulto ad Arrigo. Guardiola? Diciamo che il mio calcio è simile al suo, è un fenomeno in evoluzione, segnerà quest’epoca. Più vicino a me sento Marco Giampaolo”.

 

Ragione e sentimento di un allenatore, apparentemente tranquillo come il mare di agosto ma che sotto l’onda bassa nasconde correnti forti e un Presidente vulcanico come il Vesuvio. A Napoli, verrebbe da dire, un connubio quasi naturale.

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