Editoriale

Nessuno osi giocare sporco e mischiare la situazione del Napoli con quella della Lazio

Tira una brutta aria a poche ore dall’udienza in Corte Federale che discuterà il ricorso della SSCN, avverso alla duplice sanzione comminata per la mancata disputa di Juventus-Napoli.
Negli ultimi giorni è scoppiato il caso Lazio con il mistero dei tamponi e i dibattiti scientifici sul valore e rischio reale di contagi in determinati soggetti.

Un gancio perfetto per chi vuole mischiare le carte e confondere le acque a poche ora dall’udienza di lunedì.
I casi Napoli e Lazio non hanno nulla in comune tranne l’avversaria: la Juventus.

La sovrapposizione dei due fatti non è accettabile da nessun punto di vista, sia esso etico, giuridico o comunicativo.
Si tratta di vicende opposte che partono da presupposti imparagonabili per arrivare a conclusioni che non hanno nulla in comune.

A chi lo avesse dimenticato ricordiamo che il Napoli non poté raggiungere Torino per espresso divietò dell’Autorità Sanitaria Locale che nel pieno esercizio dei propri poteri impedì la partenza.

Al di là di tutte le inutili discussioni che si sono succedute da quello giorno, ad oggi, la realtà è solo questa.

Per nessuna ragione al mondo il Napoli poteva sbarcare a Torino né sabato né domenica e neanche il Presidente della Repubblica avrebbe potuto interferire con l’ordine delle ASL.

Quindi ci troviamo di fronte a un caso clamoroso di forza maggiore, tutto il resto è chiacchiericcio utile solo a riempire pagine di giornali e palinsesti radio televisivi.

La storia della Lazio è ancora tutta da scrivere, definire e comprendere, tranne l’aspetto più importante: non ha nulla a che vedere con quella del Napoli.

Il calcio italiano si è fatto sverginare innumerevoli volte in questi lunghi anni perdendo da tempo immemore la propria credibilità.

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