Rassegna Stampa

Sacchi sulla Superlega: “il calcio ha tre grandi avversari: il divismo, il business e i bilanci in rosso”

L’ex allenatore del Milan di Berlusconi Arrigo Sacchi ha rilasciato un’intervista che è possibile leggere in versione integrale sulla Gazzetta dello Sport oggi in edicola e della quale vi proponiamo un breve estratto.

“La visione elitaria è un concetto diametralmente opposto a quello dello sport, che è inclusivo e non esclusivo.

È evidente quindi che la Superlega vada contro lo sport e contro il calcio. Può diventare un circo.

La Superlega non mi piace perché il calcio è così bello per la sua universalità. Il calcio è popolare perché tutti lo possono praticare, anche con spese minime rispetto ad altri sport.

Il calcio fa parte della razza umana: possono giocare alti e bassi; ragazzi dal fisico imponente e mingherlini. Difficile trovare un altro sport così universale. Però il calcio ha tre grandi avversari: il divismo, il business e i bilanci in rosso.

Sono tre elementi che trasformano tutto. Le istituzioni sono state poco severe verso i bilanci in rosso. Chi governa il calcio deve accorgersi che, pur di aumentare i profitti a discapito dello spettacolo, è cresciuto esponenzialmente il numero delle partite ed è diminuito drasticamente il tempo dedicato agli allenamenti. 

Non sono preoccupato, perché mi auguro che il progetto della Superlega venga accantonato. E perché spero che si apra una discussione generale sulla situazione del calcio. Bisogna sfruttare l’occasione per ripartire da altre basi. Tutti hanno chiuso gli occhi davanti alle distorsioni del sistema attualmente in vigore.

Un compromesso? Spero proprio di no. Le soluzioni a metà strada sono inutili. Servono poche idee, ma chiare. E vorrei che le istituzioni internazionali, le federazioni e le leghe ricominciassero a parlare davvero di calcio. Del bene del calcio. Quando l’obiettivo è il potere, si va avanti a compromessi. E chi ha più conoscenze fa paura”. 

Berlusconi sottolineava l’importanza dello spettacolo, del gioco divertente e sognava grandi partite che entusiasmassero la gente a prescindere dal risultato. E non avrebbe mai chiuso le porte in faccia a nessuno”

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