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Senti chi parla – Le intuizioni geniali dell’imprenditrice Roberta De Paola: Jewel Candles e Hat Couture

Senti chi parla – Le intuizioni geniali dell’imprenditrice Roberta De Paola: Jewel Candles e Hat Couture.

 

A cura di Valeria Grasso:

Valeria Grasso

Una imprenditrice di successo diventa tale grazie a delle intuizioni geniali. Roberta De Paola ha reso concrete le sue belle idee e ha fondato così i suoi due brand Jewel Candles e Hat Couture, che oggi sono sinonimo di originalità e glamour.
Da diversi anni le candele gioiello e a seguire cappelli di alta moda (in versione sia invernale che estiva) impreziosiscono di eleganza le boutique di Montecarlo, Milano, Roma, Capri, Ischia, Londra, Parigi, Cortina, Gstaad, St Moritz e Courchevel. Il suo segreto? La passione per il suo lavoro e l’empatia con le persone, la capacità naturale di relazionarsi con gli altri.

Un percorso imprenditoriale di crescita che nasce come e quando?
“Ritengo sia vitale coltivare sempre i propri interessi e tenersi impegnati. E poi la creatività aiuta a vivere meglio. Mi trovavo a Montecarlo, stavo camminando per strada e, ad un certo punto mi colpì una candela su un tavolo, e subito dopo una gioielleria. A quel punto parlando con mio marito iniziai a fare delle riflessioni su cosa sarebbe successo mettendo insieme le due cose. L’idea era studiare una formula utile a far bruciare la candela dall’interno affinché non si rovinassero i gioielli. Insomma, è iniziato tutto così per gioco. E poi dopo siamo andati avanti nel perseguire questo progetto. Sempre con entusiasmo e positività perché la vita è troppo bella e vale la pena di cimentarsi nelle attività in cui si crede”.

Prima Jewel Candles, poi Hat Couture con le collezioni estive e invernali di cappelli gioiello. Com’è nata questa bella idea che pare proprio aver funzionato?
“Anche qui, facendo piccoli passi alla volta. L’idea dei cappelli è nata durante il lock down. Un momento critico per tutti. Contro la trascuratezza e il grigiore della pandemia, per noi donne un cappello poteva essere utile a dare un tocco di glamour. Insieme alle mascherine anche un cappello carino in testa: una terapia di gruppo femminile. A seguire tante mie amiche sono venute a lavorare con me e abbiamo cominciato a produrne in serie, poi a distribuirli, a presentare le collezioni, a realizzare piccoli eventi e quindi ora sono due anni che stiamo andando avanti”.

Quali pensa siano i punti di forza della sua attività imprenditoriale?
“La volontà, il tempo e la creatività. Il pensare che comunque puoi realizzare degli accessori belli partendo anche da cose semplici e poco costose. Volendo andare oltre i loghi e le firme…perché spesso la semplicità è proprio alla base dell’eleganza. Glamour con un cappello, una collana o un foulard anche se si indossano jeans, t-shirt o un tubino nero. Inoltre ho avuto la fortuna di costruire una ottima rete di buyer, professionisti con cui si è instaurato un rapporto conviviale. Loro stessi, talvolta, mi hanno richiesto di disegnare e poi produrre altri prodotti, di fare piccoli eventi temporanei per lanciare le collezioni, sviluppare contaminazioni e sinergie che poi si sono dimostrate vincenti. Come il ‘pop up’ della scorsa stagione da “16 Libbre”, la bakery in zona Chiaia. Ora un altro piccolo passo in avanti: l’allestimento di uno showroom dedicato alle mie creazioni. E il mio obiettivo resta uno: bando alla globalizzazione che spesso impone offerte standardizzate.
È importante secondo me dare vita a dei prodotti ‘limited edition’, oggetti ricercati e personalizzati. In una sola parola: esclusivi. E non per questo iper costosi. Cioè non è detto che una cosa per essere bella deve essere necessariamente costosa”.

Un consiglio che sente di dare oggi ad una donna intraprendente che intende investire in una attività come la sua.
“Credere in quello si fa. E poi viaggiare. Aver viaggiato tanto e aver visto tanti paesi e culture diverse per me è stato fonte di ispirazione. Per questo invito a viaggiare, quando possibile, e a fare così un pieno di energia, anche attraverso le altre persone. Possiamo imparare dagli altri luoghi e dalla gente che conosciamo e che ci sta vicino. In questi giorni ho avuto alcuni ospiti australiani entusiasti, ad esempio, di quello che hanno visto e visitato a Napoli. La chiesa di Santa Chiara, il Gesù Nuovo, il lungomare…Un territorio ricco di storia, tanto diverso dal loro, che li ha emozionati tantissimo.
Moglie, mamma, imprenditrice, come concilia tutti i ruoli nella sua quotidianità?
La famiglia è sempre la priorità, poi ci metto il lavoro. Può essere che ci si annulli ma va bene così. La vita è fatta di scelte. Se ne vale la pena e nelle scelte ci metti il cuore… alla fine sono quelle giuste. E allora sono fatte comunque con gioia perché sono quelle che ti riempiono la vita.”

Era destino che il calcio facesse parte della sua vita. Nipote di Roberto Fiore, Presidente del Napoli di Sivori e Altafini negli anni ‘60 e moglie oggi di Alessandro Formisano, Head Of Operations, Sales & Marketing della SSCN presieduta da Aurelio De Laurentiis. Le piace seguire i destini della squadra azzurra?
“Ho un rapporto bellissimo con il calcio perché ti dà tanta adrenalina: vivo la partita con molta ansia e spero sempre in bene. Quando possibile con mio marito seguo la squadra, per me che amo tanto viaggiare è l’opportunità anche di vedere dei posti nuovi. Lo stesso vale per i tifosi che seguono le trasferte: hanno la possibilità poi di visitate le città oltre che stare accanto alla loro squadra del cuore. Penso che il calcio sia ‘vampiresco’: ti prende tantissimo, però ti dà anche tanto. È bellissimo come sport: ne sono appassionata e mi fa piacere che mia figlia sia dotata di una grande attitudine verso il calcio, non solo nel giocarlo ma proprio negli schemi, nelle spiegazioni, nelle storie dei giocatori. E poi per me è anche l’occasione per stare insieme alla mia famiglia, per viverla fino in fondo. E anche per i tifosi è bello, nel concept più generale, il calcio è molto aggregante. È indicativo un episodio che mi è capitato qualche sera fa. Ero con delle amiche a cena in un giardino e i nostri figli non si conoscevano ancora. Come per magia è comparso un pallone in due secondi è svanito qualsiasi imbarazzo. I bambini da quel momento, iniziata la ‘partitella’, sono apparsi molto affiatati tra loro e non volevano più andare via. L’essenza magica del calcio”.

Di seguito delle immagine di alcuni prodotti:

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