Editoriale

I 90 anni del Napoli, il giorno giusto per cancellare Higuain e ripartire dai segnali di Dimaro

Basta parlare dell’argentino, meglio archiviare il passato per concentrarsi sul presente e il futuro del Napoli.

Higuain non c’è più, inutile continuare a pensare a lui. Professionista o traditore. Uomo piccolo o ambizioso. Sono solo punti di vista che lasciano il tempo che trovano. Quello che conta è che lui ha fatto la sua scelta. Per vincere ha preferito percorrere la strada più facile, ma anche la meno prestigiosa e gratificante. Lui e il fratello Nicolas sostengono che quella del Pipita sia stata una “Fuga per la vittoria”. Forse non ricordano che in quel cult cinematografico, i prigionieri dei nazisti erano pronti a rinunciare alla libertà solo per l’orgoglio di non perdere contro un sistema che intendeva favorire a tutti i costi non i più forti, ma i più potenti. Alla fine hanno ottenuto la vittoria più bella, l’aiuto e la riconoscenza del popolo. Invece i fratelli Higuain quel sistema ad hoc per i più potenti, accusato solo qualche mese prima proprio da Nicolas perchè avrebbe impedito al Napoli di vincere lo scudetto, lo hanno voluto come loro alleato. Magari può tornare utile per evitare che il Pipita bruci altre finali come successo in un recente passato per suoi demeriti.

Però ragazzi un pò di comprensione. In fondo i fratelli Higuain non hanno colpe, sono solo vittime del sistema. Poverini, sono stati costretti ad accettare la Juventus perchè è stato l’unico club pronto a pagare la clausola. Lo ha confidato proprio Nicolas in un’intervista. La Juventus per loro è stata solo un coperchio (ognuno è libero di immaginare di cosa). Ce ne fosse stato un altro di club, loro forse sarebbero andati altrove. Per farsi accettare dai torinesi bianconeri, loro che si spacciano per argentini, hanno poi addirittura rinnegato Diego Armando Maradona Re di Napoli e d’Argentina per convertirsi rapidamente al DelPierismo. 

Ma adesso basta con Higuain. Il 90° compleanno della SSC Napoli deve rappresentare il giorno della svolta, il giorno giusto per cancellare il suo nome con tanto di soprannome e ripartire.

Ripartire dalla bontà del lavoro di mister Sarri e dal gioco del Napoli. Ripartire dai cori di incoraggiamento per la squadra sul campo di Carciato diventati condivisione di una rabbia che, se trasformata in energia positiva, potrebbe alimentare ogni sogno.

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Ripartire dal palco della piazza di Dimaro-Folgarida, dove nella stessa allegra ed emozionante sera sono saliti a rappresentare un gruppo unito la ventata di gioventù di Luperto e Dezi, l’allegria brasiliana di Jorginho e Allan, la vivacità belga di Mertens, il sorriso senegalese “rassicurante” e inedito di Koulibaly, la fierezza algerina di Ghoulam, il balletto di un divertito e divertente Grassi e, soprattutto, un capitano slovacco che con orgoglio ha alzato lo striscione “Grazie a Dio sono napoletano”. Grazie Marek, grazie di cuore.

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Ecco, da tutto questo devono ripartire il Napoli e i napoletani, tanto il passato non torna. Come dice la canzone “scurdammoce ‘o passato”, tanto dopo la notte sorge “‘O Sole mio”, quello caldo d’amore e di orgoglio che nelle città con la nebbia “c’è ma non si vede”. Anzi, forse non c’è proprio.

FORZA NAPOLI !

 

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