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Casarin: “Il punto debole dell’arbitro è quello di pensare di non sbagliare mai, a volte invece senza il VAR si farebbero cazzate”

Casarin

A Radio Marte nel corso della trasmissione “Si gonfia la rete” di Raffaele Auriemma è intervenuto l’ex arbitro Paolo Casarin.

Utilizzo VAR non uniforme? In linea di principio è un aiuto all’arbitro, che talvolta non può vedere o fare degli errori. Il VAR ha il compito di attenuare questo tasso di errore che è sempre esistito e esiste tutt’ora. Non me ne frega niente dei protocolli, tutte chiacchiere: se c’è un errore in campo e al VAR ci sono due arbitri, due. Quello davanti al monitor si avvale della tecnologia. Se le cose non combaciano il VAR chiama e dice che c’è qualcosa di non visto.

Il VAR non l’ha fatto la FIFA, lo strumento nasce con l’apporto di tante persone perché un arbitro con un gioco così veloce e intenso non basta più. Si sbagliava facilmente, abbiamo visto gol non concessi con pallone dentro di un metro e partendo da lì la tecnologia qualcosa migliora. Quindi è venuto fuori questo tipo di soccorso che è in fase di miglioramento, non è assolutamente perfetto, sia per la lunghezza dell’accertamento che per l’autonomia dell’arbitro, anche qualora dovesse avvalersi del collega. Può decidere in autonomia anche dopo aver visto il monitor.

Il VAR comunque serve molto, il regolamento è chiaro: bisogna togliere gli errori. E se tu li togli, va bene. Questa è una cosa semplice, viene poi letta in maniera contorta anche perché spesso gli errori ci sono sia da una parte che dall’altra. La perfezione non è di chi guida questo calcio. Si tratta di un tentativo di migliorare sugli errori importanti e oggettivi. Poi nessuno si deve scandalizzare quando si parla di regole. Ne abbiamo già abbastanza ma è importante saper leggere ciò che accade in campo e applicare la sanzione. L’intensità gli arbitri la capiscono, può darsi non tutto.

Gli ex arbitri in tv hanno opinioni differenti sul tema Dumfries? Magari sono più sommari degli arbitri. Danno la loro opinione. Le regole sono chiare, poi dopo gli arbitri sono stati migliaia, alcuni erano capaci e altri no. Sono più preoccupato quando ci mettono 3 minuti a decidere piuttosto che altro. Il calcio non sempre è così semplice da leggere, si possono avere anche letture diverse. Secondo me, rispetto a un tempo, alcuni svarioni sono in fase di esaurimento. Io avrei fischiato il rigore di Dumfries? Dovevo essere in campo per capire. Sicuramente non avrei potuto vedere bene se il contatto era dentro o fuori l’area. Mariani non aveva obbligo di obbedire ma di confrontarsi, ha deciso in piena libertà. Il punto debole dell’arbitro è quello di pensare di non sbagliare mai, a volte invece senza il VAR si farebbero cazzate.

Roma-Napoli? Bella partita, il Napoli è una grande squadra. E un grande arbitro, punto. Di Bello al VAR? Non ho notato robe straordinarie. Rigore Anguissa? Perché a metà campo tutti a dire ‘bisogna lasciar giocare’ e in area bisogna dare i falletti? Se avessi dato qualche rigore scandaloso sarei stato ancora chiuso al Maradona. Diego peraltro non diceva mai una parola all’arbitro, una delle persone più corrette che io abbia mai incontrato”.

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