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Da Benitez a Sarri. Diversi, ma con un motto comune

Ha lasciato Napoli tra il sollievo di qualcuno e il rammarico di altri.

Rafa Benitez è andato via dopo aver dato molto a questa città, ma anche dopo aver commesso tanti errori.
Due anni all’ombra del Vesuvio, due anni diversi, per risultati, per qualità di gioco, ma soprattutto per motivazioni.
Due anni, però, trascorsi a predicare un motto, vero, sentito: “spalla a spalla“.
Un campanello d’allarme da decifrare. Operazione che in pochi hanno fatto. Rafa Benitez ha da subito colto una “spaccatura” nell’ambiente. Una falla, tra società, squadra, tifoseria a stampa che si tramuta in malus in termini di risultati sportivi.

In tal senso, fa specie una lunga intervista che Maurizio Sarri ha rilasciato nei mesi scorsi alla Gazzetta dello Sport.

Una bella chiacchierata in cui l’allora tecnico dell’Empoli cercò di spiegare l’ottimo momento della sua squadra. Tra le tante cose, Sarri affermò:

Solo credendo in quel che si fa è possibile arrivare a certi traguardi. Conta la disponibilità dei giocatori, la serenità dell’ambiente e la presenza della società. Vede, qui a Empoli c’è una straordinaria sinergia tra queste tre componenti. Perché identità e senso di appartenenza sono molto marcati.

La città è fiera della società, che lavora tanto con i giovani. Abbiamo in rosa tredici giocatori cresciuti nel nostro settore giovanile, magari sono andati via a fare altre esperienze e ora sono tornati per aiutare i giovani a crescere.

Qui un errore fa parte della normalità, è visto come una tappa di un percorso di crescita. In altre realtà pioverebbero fischi. Quindi torniamo al punto di partenza: il mix giusto tra ambiente, squadra e società rende più facile centrare gli obiettivi”.

Un consiglio che non abbiamo voluto acettare da Benitez. Chissà se lo faremo con il suo successore. 

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