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Dal 1913 ad oggi, la Juventus ed il “potere” che la salvò anche dallo scioglimento

La società bianconera non è nuova ad un’influenza particolare nei centri di potere del calcio italiano. Già nel 1913, arrivata ultima e retrocessa, di fronte alle minacce di scioglimento venne ripescata.

 

 

Stagione 1912/13, per la prima volta il campionato di calcio italiano viene esteso anche alle squadre di centro-sud. Dopo tre anni di sperimentazione del girone unico, l’allora Prima Categoria viene nuovamente suddivisa in gironi regionali dal Progetto Valvassori-Faroppa per motivi principalmente legati all’onerosità delle trasferte a quei tempi e poi alla voglia di dare al campionato una definitiva patente di nazionalità. Il regolamento, semplice, prevedeva che le prime due classificate dei campionati regionali settentrionali (sezioni piemontese, lombardo-ligure e veneto-emiliana) si sfidassero poi in un altro girone nella “fase nazionale”, la cui vincitrice sarebbe infine andata a disputarsi la finalissima con la vincitrice del torneo centro-meridionale (sezioni toscana, laziale e campana, le prime classificate delle prime due sezioni e le due uniche squadre campane si sfidano poi in un’eliminatoria per decidere l’altra finalista). Di contro, le ultime classificate delle sezioni piemontese, lombardo-ligure, veneto-emiliana e laziale sarebbero andate incontro ad una retrocessione in Promozione.

Succede allora che, mentre la Pro Vercelli si aggiudica dopo un percorso scontato e perfetto il quinto scudetto della sua storia, nel girone ligure-piemontese, con soli 3 punti, si classifica ultima la Juventus che viene, quindi, condannata alla retrocessione. A questo punto, entra in scena la diplomazia della dirigenza bianconera che già nell’anno precedente era riuscita a scongiurare una retrocessione con una salvezza “per meriti sportivi” per via dello scudetto vinto nel 1905. Dopo lo scatenarsi dell’opinione pubblica e delle proteste, con la società bianconera che addirittura rischia lo scioglimento perché alcuni dei soci, delusi, minacciano di andare via, interviene Umberto Malvano, ex attaccante bianconero, ora dirigente che trova l’appoggio dell’avvocato Giovanni Mauro, presidente della federazione Lombarda. La retrocessione viene quindi scongiurata con la proposta Malvano-Baraldi, con cui la Juventus viene forzatamente abbinata al girone lombardo dopo manovre titaniche per assemblare coerentemente gli altri gironi. Tramite l’intervento dei dirigenti Malvano, Zambelli e Monateri e facendo leva sull’alto numero di richieste di partecipazione al campionato, dunque, i bianconeri riescono a trovare appoggi nei vertici federali e riescono a sventare il pericolo di retrocessione e di scioglimento.

Era solo il 16° anno di vita del calcio italiano e già allora la Juventus riuscì ad evitare un destino che sembrava segnato con l’influenza e l’arguzia dei suoi dirigenti. A lasciarsi andare alla memoria, può venire in mente Calciopoli, l’annata 2005/06 che costò alla Juventus la retrocessione in Serie B e la revoca di due scudetti (a significare il non averli vinti sul campo, ma l’essersene a conti fatti appropriata in modo illecito), quando la retrocessione di una categoria è stata pena comminata a società macchiate di aver illecitamente indirizzato risultati di partite singole all’interno di un campionato. Va da se che proporzionalmente la punizione, a rigore di logica, poteva essere decisamente più severa. Fino ad arrivare alle tante polemiche di quest’ultimo campionato, su arbitraggi discussi premiati con  la convocazione al prossimo mondiale. Insomma, senza fare retorica e limitandoci meramente ad esporre i fatti, la storia del legame tra Juventus e “potere” parte da lontano, dalle origini del nostro campionato.

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