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De Laurentiis: “Vogliamo portare lo Scudetto a Napoli”

Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis ha parlato a Palazzo Petrucci in occasione della presentazione del ritiro a Castel Di Sangro.

 

“Questo sarà il terzo anno che andremo a Castel di Sangro dopo il ritiro in Trentino. Abbiamo un accordo per 12 anni con Castel di Sangro, ci sarà questo più altri nove. Qualcuno si domanda perché De Laurentiis sia uno dei pochi che non cerca delle scorribande intercontinentali. Ieri Charlie Stellitano mi ha offerto di andare in Sud America per 1,1 milioni di dollari. Io ho rifiutato e lui mi ha detto che è strano. Invece io faccio così perché il periodo del ritiro è un periodo sacro, si gettano le basi per tutto l’anno. Quest’anno inoltre  sarà strano, ci sarà lo stop per il Mondiale e io sto cercando di convincere altre squadre di Serie A di andare a confrontarci in un altro paese in quel periodo, un paese buono per clima e che abbia le strutture giuste. L’Italia non si fermerà. Senza la partecipazione al Mondiale diventa un problema non continuare a parlare degli italiani. Quindi noi daremo anche a voi giornalisti l’opportunità di seguirci in questo torneo novembrino, dicembrino, prenatalizio.

Perché io non voglio andare fuori durante il ritiro? Perché non voglio distrarre me stesso e gli altri dirigenti sul mercato in fieri. Né voglio costringere la squadra a fare voli transoceanici, fusi orari eccetera. Se uno deve scommettere su una preparazione psicofisica corretta bisogna lavorarci senza avere dei ritardi. Saremo a Castel di Sangro dal 23 luglio fino al 6 agosto e faremo da tre a quattro partite. Queste tre o quattro partite saranno fatto con delle società europee, le stiamo interpellando, che noi ospiteremo. Preferiamo pagare noi dei soldi a qualcuno per farli venire a Castel di Sangro. Ci avevano offerto soldi per andare a Londra o altrove, ma a Castel di Sangro abbiamo tutto”.

Tutti dite che è Gravina che mi ha portato là. Invece lì mi ha portato il sindaco di Roccaraso. Noi ad un certo punto portavamo la Primavera in Trentino, poi ho fatto un accordo col sindaco di Roccaraso. Poi mi hanno detto che dovevo sentire il presidente della Regione Abruzzo. Io mi sono messo in macchina, sono andato a Castel di Sangro e sono andato a vedere. Sono stato soddisfatto. Poi mi sono visto con il presidente Marsilio e abbiamo fatto tutto subito. Tra me e Gravina c’è una contrapposizione giuridica sul Bari che vedremo come andrà. Le federazioni non hanno la capacità che le leghe hanno di pensare a un calcio nuovo. Perché? Perché quando uno ricopre una carica di presidente vuole comandare e, volendo comandare, si commettono degli errori. Cosa gli rimprovero? La Legge 91, per la quale non si è battuto. Non ho mai visto fare delle proposte. Ho sentito solo parlare di playoff e playout, non gli è mai venuto in mente magari di tornare a 16 squadre, come gli anni scorsi. Chi presiede delle organizzazioni nazionali e internazionali ha bisogno di voti e quindi non prende mai delle posizione scomode. Chiaro il ragionamento? Ho aperto questa parentesi per dare una spiegazione. Leggevo su tutti i giornali che il presidente Gravina mi ha portato a Castel di Sangro. Lui aveva il Castel di Sangro, anche la sua esperienza calcistica è un’esperienza che io rispetto ma non è contemporanea, non può sapere cosa possa essere una squadra di Serie A del Sud. Io gli dico: tu presiedi? Ma fai comandare gli altri”.

“C’è un’altra cosa da sottolineare. Noi siamo l’unica squadra italiana che sta da tredici anni in Europa. I nostri giocatori sanno perfettamente cosa accade quando si va fuori a giocare. Quest’anno abbiamo un vantaggio in più nello svantaggio. Il fatto di dover interrompere i campionati è una grande cavolata fatta da Blatter e compagnia bella, ma non ne voglio parlare sennò scriviamo un film giallo. Ma per noi sarà un vantaggio perché potremo prepararci a un mercato di gennaio che sarà il termometro giusto per misurare la febbre, per verificare come sono state le scelte fatte fino a quel momento. Io non sono uno da mercato di riparazione, ma in passato ho dovuto cedere e sono dovuto intervenire anche a gennaio. Quest’interruzione è sfastidiante, ma ci permetterà di fare ragionamenti importanti”.

Sul futuro di Koulibaly e Mertens. “Si fa molto spesso del sentimento, piuttosto della ragione, come approccio ai problemi. Sono dei ragionamenti che tu non puoi organizzare da driver come vorresti. Ci sono delle famiglie, degli agenti, ci sono i calciatori. E quindi degli interessi che molto spesso non sono gestibili dalla società. A meno che la società non voglia dissanguarsi. Lo Scudetto lo vince il Milan che ha 40 milioni in meno di monte ingaggi, questo vuol dire che noi dobbiamo rimetterci sui binari della regola che ci ha fatto da guida in tutti questi anni. La continuità nella SSC Napoli, dalla mia presidenza in poi, non si è mai avuta. Perché voi dal 1926 fino al primo scudetto non avete vinto nulla, in 60 anni? Allora non potete rimproverare a me che non voglio vincere lo Scudetto. De Laurentiis vuole vincere lo Scudetto, ma ci sono delle regole. Se io dico che quest’anno vinceremo lo Scudetto metto anche l’allenatore in una situazione di fuoco incrociato da parte dei media. Invece l’allenatore deve essere straprotetto. Quando abbiamo perso qualche partita che avremmo potuto e dovuto vincere mica ho fatto qualche dichiarazione contro l’allenatore? Sarebbe stato fuoriluogo. Anche perché quante sono le partite che mi ha fatto vincere? Quando mi dicono: accatt’ ‘o giocator! Io dico che abbiamo giocatori straordinari. Poi ci sono dei giocatori che diventano condizionanti per lo spogliatoio se non giocano. Perché devo avere 23 giocatori e pagare 23 stipendi? Allora torniamo ai 16 giocatori degli anni passati? No, dobbiamo fare la Champions. Allora ci teniamo 23 giocatori. Però bisogna avere il coraggio di rischiare, chi non risica non rosica. Io mi prendevo il rischio anche nel mondo del cinema e di 400 film ne ho sbagliati 3. Quindi la regola funziona. Nel calcio sembra che tutti abbiano paura di perdere qualcosa. Voi avete mai visto un dirigente sportivo parlare male delle istituzioni o di qualcuno? Perché poi cambia squadra e poi come si troverebbe? Ovviamente a disagio. La cosa più bella della vita è non avere scheletri negli armadi e poter essere liberi di dire quello che si pensa. Ma se dire quello che si pensa diventa scomodo perché voi lo interpretate. Per me quei due calciatori che lei ha nominato (Koulibaly e Mertens, ndr) sono due calciatori che rispetto, a cui voglio molto bene, ma dipenderà solo da loro vedere se la vile moneta è l’unica cosa che li può appagare o se vivere a Napoli, vivere una situazione anche filosoficamente diversa, lo possano considerare un privilegio. Altrimenti è un problema che non mi riguarda più”.

Mini-torneo durante il Mondiale: “Dovremo avere degli sparring partners prendendoli dalla Serie B, dalla Serie C, come confronto. Oltre che tra le altre compagini. Non si possono trovare otto squadre di Serie A per fare questo mini-torneo, quindi bisogna studiare tutto. Io lo sto facendo da un mese e ne parlerò in Assemblea”.

Bernardeschi, Cavani e Vecino? “Sono stato molto silenzioso durante il campionato, quindi vi devo dare la possibilità di fare almeno due incontri in cui potrete farmi tutte le domande che vorrete. Qui sono tutti cedibili. Ho trattato personalmente Bernardeschi, sono già tre settimane che ho parlato col suo agente a Montecarlo e gli ho chiesto cosa facesse. Ma ho parlato anche col mister perché non si possono prendere delle persone non assimilabili in un contesto di gioco che sceglie il mister. Quindi se vogliamo fare Fantacalcio va bene, ma i calciatori devono essere messi bene in campo. Con questo non mi permetterei di dire che Bernardeschi non vada bene, ma neanche il mister. Vedremo. Vecino e Cavani? Mai avuto contatti. Finché tu prendi in porta uno che ha 34-35-36 anni è un discorso. Ma quando cominci a prendere uno sul quale tu punti… Quando noi abbiamo preso Cavani dal Palermo era una seconda punta, qua invece è diventato una prima punta. Ora bisogna capire. Tu ti devi sempre mettere in testa che se la gente non gioca, anche se è dolce, simpatica, carica e ama il territorio, ti creerà sempre problemi negli spogliatoi. Quindi bisogna essere attenti nelle scelte perché oggigiorno basta una mosca che si trasforma in moscone per fare il patatrac”.

Le nuove maglie Armani? “Le presenteremo o nel ritiro in Trentino o prima del ritiro stesso. La mia collaborazione con Armani continua, quindi sono estremamente contento. Ho visto che Adidas ha fatto un accordo per dieci pezzi unici con Balenciaga. Costavano 1.800 euro, 800 euro, 600 euro, 500 euro, 1.200 euro. Diciamo che il mondo dello sport sta diventando sempre più fashion. Io mi chiedevo perché bisognava decidere 18 mesi prima, mi hanno detto che con queste ditte è così. Quando io ho girato l’Europa per parlare coi grandi marchi rimanevo very disappointed, perché a quello non gli farei fare manco il segretario a casa mia. E quelle cose non le avrei messe mai. In un momento di crisi noi abbiamo fatto 13 maglie. Ma la verità è anche un’altra: uno dovrebbe giocare il 60-70% delle partite con la maglia azzurra perché quello è il nostro emblema, il nostro simbolo. Noi stiamo andando avanti”.

Rinnovi di Ospina e Fabian? “Siamo sempre alle solite. Ospina ha il contratto scaduto, l’ho incontrato, gli ho parlato chiaro e lui è partito. Mercoledì scorso l’ho chiamato per avere una risposta, ma è in nazionale. Fabian? Ho incontrato prima lui e poi i procuratori, che mi hanno detto che mi faranno sapere entro 15 giorni. I 15 giorni non sono ancora passati. Nessuno vuol mandare via nessuno, ma nessuno vuol fare follie per i giocatori”.

Ridimensionamento? “Non è un problema di ridimensionamento, ma portare sul binario giusto delle cose che sono accadute all’interno della società in questi ultimi tre anni. Di accanimenti contrari e devastanti ne abbiamo subiti parecchi. Non fa piacere a Napoli quando uno porta il signor Ancelotti che viene per la stima che ha di me e si siede e accetta la metà di uno stipendio pur di venire a Napoli, dimostra di amare Napoli e non viene considerato dai tifosi. Non è corretto fischiare un secondo posto contro una Juventus che ha dimostrato parecchie volte di avere dei favoritismi che l’hanno incoronata. Visto che io appartengo al genere delle persone perbene, questa condizione non l’abbandonerò mai, neanche se volessero incoronarmi me. Io devo rimanere limpido, non me ne può fregare di meno. Quando vado a letto la notte non dovrò mai pentirmi se ho mandato qualcuno a fanc**o. Più di tre volte al giorno non possiamo mangiare”.

“Il 22 maggio è finito il campionato, il 27 maggio, cinque giorni dopo, noi avevamo chiuso il sostituto di Insigne, il sostituto di Ghoulam. Abbiamo riscattato Anguissa e prolungato Juan Jesus. Quindi abbiamo fatto quattro operazioni in cinque giorni. Cosa vuol dire? Che stiamo dormendo? Qui non pettiniamo le bambole, come diceva Ancelotti. Ma porta sfortuna e quindi non diciamo nulla”.

Scudetto? “Io ho vinto una settantina di biglietti d’oro al cinema, ma non mi sono mai posto il problema di battere cinquecento film. A volte ho vinto, a volte sono arrivato secondo, altre terzo. Nel cinema guida lo spettatore. Nel calcio mi sono imbattuto in regole e regolamenti anche inquinati, in cui ho dovuto fare a cazzotti con un sistema che a noi non piace. Non conduco il gioco sul campo perché ci sono giocatori, allenatore e staff. Se io metto appunto una Ferrari e i piloti non me la portano a vincere il campionato, cosa dovrebbe dire la Ferrari? Resta la macchina più desiderata al mondo, nonostante non vinca da tempo. Lo dice un Ferrarista, da quando avevo 18 anni. Bisogna inserire il tutto in un contesto più generale, nel contesto del calcio. Molto spesso le istituzioni non hanno rispetto per i tifosi. I campionati nazionali sono la prima scelta per i tifosi, ma si dice che bisogna far giocare i nazionali e non ci sono i tempi giusti. Ogni anno il circo riparte senza aver fatto un consultivo su cosa ha funzionato e cosa no. Abbiamo avuto una classe arbitrale che per tanti anni ha fatto quello che ha fatto, poi c’è stato Calciopoli. Per avere il VAR ci siamo dovuti battere come dei pazzi. L’Italia è stata la prima ad utilizzarlo, male, perché comunque la casta va rispettata. Non si dà all’allenatore la possibilità di chiamare il VAR. Anche il sistema di gioco condiziona la spettacolarità. Tutti questi condizionamenti che io trovo brutalmente limitanti fanno sì che o imbrogli, e allora vinci per un tot numero di anno, o competi e allora puoi anche perdere. Nella vita si perde, si vince e si pareggia. Se parlo e non vinco, poi faccio una figuraccia. Allora uno tace. Ora che siamo quasi usciti dal Covid, c’è la guerra. Chi se l’aspettava? Bisogna investire, ma con sapienza. Se il Napoli fallisse e ripartisse dall’Eccellenza i tifosi sarebbero contenti? Io ho una responsabilità nell’ambito sociale perché Napoli è un vessillo in tutto il mondo. Un Napoli dove si faceva la ricchezza di alcune società e alcuni scrittori. Un conto è fare Il Padrino quando già le situazioni in America sulla mafia erano già sotto controllo. Noi siamo il paese più disastrato dal punto di vista della non-contaminazione delle forze dell’illegalità. Basta vedere gli strani. Basta vedere come risponde il Ministero degli Interni. Nel 2014 mi sono spaccato per far cambiare il regolamento sul DASPO. Negli stadi hanno buttato una Lambretta, o ve lo siete dimenticati? Il nostro paese è di una civiltà antica. Noi ci siamo illusi di essere degni di essere eredi dell’Impero Romano, ma noi siamo eredi dei visigoti, degli ostrogoti, di questa gente qui. Avete visto gli americani quando c’è un funerale cosa fanno? Avete visto Top Gun che è un film estremamente politico? Andate a vedere l’ultimo episodio di Top Gun e vi accorgerete come gli americani ci tengano alla sua bandiera”.

 

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