Editoriale

Era un bambino, è diventato capitano, oggi lascia la sua casa. Ciao Lorenzo

insigne

Da quel ragazzino infilato in una divisa troppo grande, che sorprendeva i tifosi per le sue dimensioni sproporzionate, ai gradi di capitano.

Oggi, Lorenzo, per l’ultima volta, saltellerà su un solo piede, prima di calpestare l’erba profumata del suo stadio.
In mezzo ci sono dodici anni, un tempo enorme, calcisticamente parlando, ma che non è diventato “Per sempre”.
Sconfitte e vittorie, lacrime di gioia e tristezza, esaltazione e frustrazione, Coppe vinte con il Napoli, un matrimonio, due figli e la vittoria di un Campionato d’Europa con la Nazionale.
Lorenzo Insigne, saluta, ringrazia e se ne va, con l’emozione che accompagna l’inizio di ogni nuova avventura e l’intollerabile malinconia che si porta dietro ogni addio.
Si è raccontato del rapporto conflittuale con i suoi concittadini, ognuno, ne da una versione,
la verità sta in ogni suo frammento.
Forse, le mareggiate che hanno sferzato questi dodici anni sono anche frutto dell’alta considerazione che hanno di se stessi i napoletani.
A dispetto di quello che raccontano gli altri, ogni napoletano, pensa di avere doti superiori al resto del mondo, così dai figli eccelsi si pretende il massimo, oltre ogni limite.
Perché se sei il meglio del meglio, non puoi sbagliare mai.
Lorenzo, si è conquistato ogni centimetro di questa divisa sociale che con il tempo ha avuto le misure giuste.
È andato via il superfluo ed diventato un outfit prestigioso.
I gol, pochi banali, rimarranno nella memoria di tutti, ognuno avrà il suo preferito.
Immortali, come, un po’ tutta, quella splendida squadra, i suoi assist per Callejon.
Istantanee di un calcio bellissimo, ricamato con la tecnica sublime che ha nei suoi piedi ed i duetti con Mertens, entrambi interpreti di un calcio eterno.
Oggi, il Napoli saluta il suo capitano ma perde, sopratutto, un pezzo fondamentale di napoletanita’, vera.
L’anima napoletana deve, per forza, albergare in questa squadra, anche se si è fatto di tutto per cancellarla, a volte, scandalosamente, rinnegandola.
Il calcio non è un gioco e non potrà mai essere solo business, perché altrimenti si auto estinguerà.
Il Napoli, deve avere Napoli dentro ma non quella chiamata in causa a piacimento o costruita a tavolino prima di una dichiarazione pubblica.
Il concetto di identità, non si può banalizzare con qualche frase ad effetto dispensata qua e là.
Senza senso di appartena, diventa tutto più difficile, perché i sogni che uno si porta nel cuore si realizzano anche per amore.

Comments

comments

Ultimi Articoli

To Top