Editoriale

Napoli, la rivoluzione del Soft Power

koulibaly mertens

Avete mai sentito parlare di Soft Power?

È una forma diversa dell’esercizio del potere, opposta a l’Hard Power (duro, coercitivo e divisivo) se ne parla in termini di politica internazionale ma è adattabile ad ogni realtà. Il consenso non si genera con atteggiamenti impositivi ma attraverso meccanismi di interdipendenza e condivisione.

Funziona anche nel calcio, si usano risorse e argomenti intangibili ma molto persuasivi: senso di apparenza, unione di intenti, ideali. Non gli puoi dare un valore economico, non ti aumentano il ranking ma il seguito e il sostegno dei tifosi, l’immagine e la considerazione esterna ed anche l’attitudine al successo.

Per una realtà come il Napoli che dispone di risorse limitate, gode di scarso supporto a livello mediatico nazionale non ha sostegno politico ma, nonostante tutto, ha consolidato, negli anni, la propria posizione, il passaggio ad una gestione ‘dolce’ e condivisiva, diventa necessario.

Il soft power esalta le qualità immateriali e le unicità: abbiamo attrattiva non perché siamo più forti degli altri ma perché siamo migliori. Per noi uno non vale uno, i nostri dipendenti non sono interscambiabili ma ne riconciamo valore e unicità, nel rispetto del buon senso, dei limiti imposti dall’età e dalla sana gestione del gruppo.

Avere due calciatori e iconici come Mertens e Koulibaly, profondamente diversi ma, accomunati dallo stesso legame, profondo, con la città, può rappresentare un formidabile strumento di consenso interno ed esterno. Può, soprattutto, consentire il salto di qualità nei momenti cruciali, facendo superare limiti e mancanze, grazie all’esaltazione del senso di appartenenza. Così come, far sentire protagonisti imprescindibili i napoletani, non considerandoli una minoranza rispetto a quelli, più o meno, fidelizzati, sparsi per il mondo.

Le sorti di una squadra di calcio, si determinano, concretamente, in stadi veri e non virtuali. La comunione di intenti, il fascino di una squadra che rappresenta una città che, nonostante, voragini di carenze secolari e cime altissime di problemi da superare, resta maledettamente attraente agli occhi del mondo.

Perché Napoli, nell’immaginario collettivo rappresenta un idea, una narrazione unica nel suo genere che puoi amare o detestare ma che non lascia indifferenti. Ognuno, dovrebbe utilizzare al meglio gli strumenti di cui dispone, anche quando è difficile abbandonare strategie consolidate.

C’è un tempo per tutto e questo momento storico, così complesso e critico, necessita di un cambio ideologico, per restare attraenti anche con risorse economiche limitate.

Intuizione e anticipazione dei temi sensibili, in un mondo così volatile e ineffabile come il calcio, sono le vie di transizione obbligatorie.

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