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Il Qatar, un mondo dove i soldi non finiscono mai

Il Qatar, un emirato con 2,5 milioni di abitanti e un reddito pro-capite di 125 mila dollari. In quella penisola che si affaccia sul Golfo Persico tutto si può comprare, è solo questione di prezzo o…di scambio di favori.

Nulla a che vedere con le quattro monete che “il Gatto e la Volpe” chiedono a Pinocchio nella celebre canzone di Edoardo Bennato. Li i soldi profumano di petrolio.

La sproporzionata ricchezza dei giacimenti petroliferi e delle riserve di gas però creano ricchezza ma non spettacolo e divertimento, soprattutto nello sport.

Ma quando ci sono i soldi ciò che non si è in grado di creare, di produrre allora si può comprare.

Basta pensare che al PSG, club francese acquistato in un possibile scambio di favori con Platini e Sarkozy, gli emiri hanno regalato 600 milioni di euro sotto forma del calciatore brasiliano Neymar, prendendosi gioco di tutte le regole previste dal fair-play finanziario.

Addirittura alle ultime Olimpiadi di Rio del 2016, la delegazione del Qatar era composta da 39 atleti ma per due terzi composta da atleti stranieri: brasiliani, tedeschi, africani e slavi soprattutto nel calcio. Non a caso nel calcio nel febbraio scorso è arrivata anche la prima coppa d’Asia della storia grazie a un allenatore spagnolo e a tre calciatori naturalizzati e altri calciatori  figli di immigrati da altri Paesi del mondo.

Ma un pizzico di orgoglio nazionale pure è importante. Così viene investito un miliardo di dollari per sviluppare il progetto “Aspire”, un’Academy di 290.000 metri quadrati per la formazione di atleti. I più bravi completano la formazione  nei club europei di loro proprietà. Alle famiglie dei ragazzi selezionati, l’Academy invia un contributo mensile. Appunto, questione di prezzo o…di scambio di favori.

Ma per lanciare definitivamente l’immagine sportiva del Qatar serviva una vetrina importante, la più importante almeno per il calcio: il mondiale.

Così si mette in moto la macchina del prezzo e…dello scambio di favori e il Qatar ottiene l’organizzazione del mondiale 2022, addirittura da giocare nel mese di dicembre sconvolgendo il calendario internazionale calcistico del mondo occidentale.

“Pagare moneta vedere cammello”: funziona così dove tutto è una questione di prezzo o…di scambio di favori.

 

Fonte Corriere dello Sport.

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