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Napoli e Juventus, confronto tra i bilanci delle prime due squadre italiane

Il modello di sviluppo di riferimento nel calcio italiano probabilmente non corrisponde a quello dei campioni d’Italia.

Calcioefinanza.it ha analizzato il bilancio della Juventus e quello del Napoli confrontando i due business model delle squadre che hanno dominato la scorsa Serie A prendendo in considerazione il periodo che va dal 2008 al 2015. Il primo elemento che emerge è che, escludendo gli incassi derivanti da cessioni di calciatori (plusvalenze), la Juventus incassa 230 mln l’anno rispetto ai 120 del Napoli. La peculiarità su cui riflettere è la composizione di questi incassi: nonostante l’impegno nel progetto Juventus Stadium, i ricavi dei bianconeri hanno in proporzione la stessa composizione di quelli del Napoli. Addirittura per quanto riguarda lo stadio, la Juve è all’11% sul totale mentre il Napoli al 13%. Il fatto che siano due modelli di business opposti si può evincere tuttavia da diversi punti.

La Juventus ha circa il doppio dei dipendenti rispetto al Napoli nell’area tecnica, i quali costano ciascuno mediamente il doppio rispetto a quelli del Napoli, e 155 dipendenti contro i 36 del Napoli nell’area aziendale.

Paradossalmente, il Napoli investe su beni durevoli e sullo sviluppo della società maggiormente rispetto alla Juventus nonostante lo stadio appena costruito dai bianconeri. La filosofia della società di proprietà degli Agnelli prevede dei costi di gestione operativa superiori.

Dal punto di vista delle plusvalenze, ininfluenti nel calcolo dei bilanci fatto da calcioefinanza.it, il Napoli e la Juve sono allo stesso livello.

Ciò che colpisce maggiormente di questo studio è il risultato riguardante la marginalità operativa delle due società, ossia la possibilità di operare senza rischiare di finire in rosso. In questo senso emerge la capacità straordinaria del Napoli di generare un ottimo margine: seppur con un fatturato grande la metà rispetto a quello dei bianconeri, la società di De Laurentiis ha prodotto 130 mln di margine operativo in più rispetto alla Juventus. Precisamente, 438 contro 295 nell’arco temporale considerato. Cifre che si traducono in un margine operativo lordo per il Napoli del 34% e dell’8,7% per la Juventus.

Quindi nonostante il punto di pareggio (breakeven point), ossia quel livello di fatturato che basta a coprire i costi totali, sia per entrambe vicino al 77%, la Juventus ha sempre mantenuto una maggiore rigidità nel costo del personale mantenendosi pericolosamente sempre vicino al punto di pareggio con un’incidenza sul fatturato superiore al 60% ed una marginalità operativa al 15%. Al contrario il Napoli ha tenuto il costo del personale a un’incidenza di poco superiore al 45% e una marginalità operativa vicina al 35% del fatturato.

A livello di investimenti in calciatori il Napoli ha speso 340 mln contro i 440 della Juve nel periodo considerato, ottenendo gli stessi risultati nelle plusvalenze. La Juve paga alla voce “altri investimenti”, principalmente a causa dei 191 mln spesi per il nuovo stadio, senza ottenere ritorni al momento.

Il Napoli ha avuto un ritorno medio sul capitale operativo – ossia sugli investimenti – del 55% contro un ritorno medio negativo della Juve del 10%. Ciò influisce anche sull’indebitamento della Juve che è cresciuto sino a raggiungere oltre quattro volte il patrimonio netto. Il Napoli viceversa è partito da un indebitamento nullo nel 2008 ed è arrivato al 2015 con un livello negativo ossia con l’accumulo di cassa positiva.

I risultati di questo confronto rivelano che probabilmente gli stadi e le strutture non sono la soluzione ai problemi economici di una società e del calcio italiano, bensì bisogna lavorare a un livello più alto. Il problema reale è nella mancanza di attrattiva del modello di business del campionato italiano qui e all’estero, in primis dal punto di vista virtuale e poi da quello reale. Serve un nuovo modello di business che dia nuove possibilità al calcio italiano, una competitività maggiore che porti introiti superiori a quanti ce ne siano attualmente.

Una delle chiavi affinché ciò avvenga potrebbe essere una differente ripartizione dei diritti TV che permetterebbe di instaurare una forbice meno ampia tra prima e seconda in classifica – attualmente è 64 mln tra Juve (seguita dal Milan nella speciale classifica dei diritti tv a 23 mln di distanza) e Napoli – e soprattutto tra prima ed ultima (81 mln al momento). Probabilmente questo permetterebbe un livellamento verso l’alto della Serie A, così come è accaduto in Premier League con tutte le conseguenze positive del caso.

Diritti-tv-serie-a-ripartizione-2014-2015-utilizzando-le-regole-della-Premier-League

Tornando al confronto tra i bilanci di Napoli e Juve, uno degli aspetti che emerge è il mancato ritorno dell’investimento fatto con lo Juventus Stadium per i bianconeri.

In definitiva, come riportato dai colleghi di calcioefinanza.it, autori della ricerca trattata in questo articolo: “Allo stato, tenuto conto del contesto di mercato in cui opera, il modello di business del Napoli basato sulla forte attenzione e focus sulla componente tecnica, si è dimostrato più efficiente in termini economico-finanziari rispetto al modello Juve.”

In altri termini: non sono le dimensioni del fatturato a dimostrarne la capacità e l’efficienza. Il Napoli, infatti, ha generato 140 mln di margine operativo lordo (limite in cui potersi muovere senza far andare il bilancio in rosso) in più rispetto alla Juventus nonostante un fatturato grande circa la metà di quello bianconero.

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