Editoriale

Napoli, la bizzarra teoria dell’ambiente che non sa vincere

Spesso, parlando di calcio si usano stereotipi uno di questi è il termine ‘Ambiente’. Generico, contempla tutto il contesto o determinati elementi, a seconda di chi lo usa e del messaggio che vuole lanciare.

Recentemente, diversi esponenti del mondo calcistico si sono espressi sul tema, in riferimento al Napoli, capolista.
Marotta ha detto di rendere onore agli azzurri ma di temere di più Milan e Juventus, perché “Hanno maggiore cultura della vittoria”.

Sacchi, invece l’ha messa sul sociologico “…: è una questione di storia, di humus sociale. Ora c’è entusiasmo, ma che cosa succederà quando sorgerà qualche problema? Come reagirà il pubblico? Io non so rispondere. Però so che Spalletti, oltre ad allenare i giocatori, dovrà allenare anche l’ambiente”.

Al di là dei pronostici, tutti poco attendibili, nel bene e nel male, data la precocità dei tempi, si può notare, come ognuno tiri in ballo elementi diversi. La società, la squadra, gli staff, i tifosi.

La società di De Laurentiis, è cresciuta in modo esponenziale, presenza, pressoché stabile, ai vertici del calcio italiano e fissa in Europa. Non ha vinto molto, è vero ma, non sempre, per proprie colpe.

La squadra è composta, quasi totalmente, da nazionali, sono giocatori importanti che guadagno stipendi importanti e sono abituati a giocare partite importanti. Una compagine strutturata e costruita negli anni, di grande spessore tecnico e agonistico. Nel corso delle stagioni, si sono alternati allenatori di prestigio e di grande respiro internazionale, supportati da staff adeguati al loro livello.

Insomma, il Napoli non è un parvenu, il posto al sole se l’è costruito negli anni con gli investimenti, le prestazioni ed i risultati, nonostante i tanti ostacoli incontranti lungo un percorso, spesso, tortuoso.

Ha raccontato al mondo la grande bellezza, facendo innamorare milioni di appassionati.

Resta da analizzare il pubblico, altro tassello del fantomatico puzzle chiamato ‘Ambiente’ Napoli è l’unica grande città italiana ad avere una sola squadra e già questo, dimezza le problematiche.

I tifosi, sono appassionati, come tutti i tifosi del mondo, e sono abituati, da tempo, a sostenere una squadra protagonista ma, anche, alle cadute ed alle delusioni. In questo, possono, loro, essere maestri per tanti altri, altro che ‘essere educati’. Oggi, sono contenti ma prudenti, memori delle fregature avute.

Il passato non si cancella dalla testa delle persone con un click, e il ricordo dello scudetto strappato dal petto è ben chiaro nella mente di tutti.

Nonostante tutto, il sogno rinasce, come un’ araba fenice nel cuore di ogni appassionato. Si culla e si coltiva, con cura e, anche nel nascondimento, non fosse altro che per assecondare la scaramanzia.

Oggi è presto, troppo presto per qualsiasi pronostico ma ognuno ha il diritto di sognare quello che gli pare e godere del momento.

Affermare che i tifosi, possano rappresentare un problema, con la loro passione e, perché no, con il loro entusiasmo, è una teoria quanto meno bizzarra. I tifosi, al massimo ti aiutano a vincere e, quando non è successo, non è stato certo per colpa de ‘L’ambiente’.

Passione, emozioni, entusiasmo e delusione, sono sentimenti sani.
Quelli che andrebbero ‘allenati’ sono: Rispetto, sportività, giustizia totalmente sconosciuti in altri ‘Ambienti’.

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