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Sole 24 Ore – Messi e la Serie A, perché non è così facile

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Il Sole 24 Ore si è soffermato a parlare del possibile arrivo di Lionel Messi in Italia e del fatto perché non è così facile dal punto di vista economico.

In particolare, l’operazione dipende molto sia dal “Decreto Crescita” che da quanto percepisce l’argentino di stipendio. Il fatto che, comunque, è possibile non pagare il costo del cartellino, per via della clausola inserita nel contratto, non porta ad una semplificazione dell’operazione.

Le cifre intorno allo stipendio di Messi sono diverse: il Mundo Deportivo parla di 50 milioni lordi (26 netti), la Gazzetta dello Sport parla di 75 milioni lordi (40 netti). In più, bisogna considerare che le royalties per i diritti d’immagine sono in mano a Messi, prosegue il quotidiano.

Il problema scatta nel momento in cui bisogna scegliere il regime da adottare con il Decreto Crescita; il Decreto ne mette due a disposizione, riferisce Il Sole 24 Ore, e sono quello da “neo residente” e quello da “rimpatriato“. Quali sono le differenze però?

Le differenze tra i due regimi che Messi potrebbe scegliere

Il regime da “neo residente” permette di pagare solo 100 mila euro di tasse per “i proventi esteri derivanti da investimenti immobiliari, dividendi, capital gain e diritti di immagine“. Questo è lo stesso regime adottato da Cristiano Ronaldo, che sul bilancio della Juventus pesa 85 milioni all’anno (stipendio e ammortamento del cartellino).

Il secondo regime, quello da “rimpatriati“, permette l’abbattimento del carico fiscale del 50%; questo regime è stato esteso ai calciatori ed agli sportivi solo da aprile 2019. Questo comporta un grosso risparmio per le società di calcio che si accordano con i giocatori per l’ingaggio, con risparmi sostanziali.

Il quotidiano mette in luce il dilemma che potrebbe scattare per Messi ed il club che deciderebbe di acquistarlo. Dato il fatto che i due regimi sono alternativi (o si adotta uno o l’altro), una delle due parti non potrebbe beneficiare delle agevolazioni.

Messi sarebbe propenso a scegliere il regime da “neo residente” ma, così facendo, il club che deciderebbe di investire su di lui si troverebbe a pagare l’intero importo dello stipendio comprensivo delle tasse applicate (ovvero il doppio). Ciò non toglie che l’argentino potrebbe optare per uno stipendio più basso, date le agevolazioni del regime.

Ma Il Sole 24 ore chiude con una domanda: la scelta di uno stipendio più basso, da parte di Messi, sarebbe abbastanza da favorire un pensiero da parte di Inter o altre società, anche senza i bonus per il regime degli “impatriati”?

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