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Versus: Reina-Ederson, la responsabilità dei numeri uno

Terzo numero di Versus, la rubrica dedicata ai “duelli”. In occasione di Napoli-Manchester City, il confronto tra i due portieri, fondamentali anche per la costruzione del gioco delle due squadre.

 

 

Prendi un brasiliano ed uno spagnolo. Può sembrare l’inizio di una barzelletta oppure, restando in ambito calcistico, immaginiamoci in un oratorio ed ecco le prime due scelte dei due capitani: da una parte il funambolo dribblomane, dall’altra il pensatore dai piedi buoni. E invece no. Un brasiliano ed uno spagnolo, Ederson e Reina, protagonisti tra i pali di una delle partite più attese della Champions League, Napoli-Manchester City. C’è un motivo se Guardiola ha fatto spendere 40 milioni ai proprietari dei Citizens, così come c’è un motivo se Reina è restato a Napoli dopo un plebiscito tra tifoseria e compagni ed è, per entrambi, oltre ad una certa affidabilità in porta, la capacità di essere primi registi della squadra.

UN NAPOLETANO SPAGNOLO – La storia di Pepe la si conosce a menadito. Dalla “cantera” del Barcellona trova la sua strada in quel di Villareal, esplode con il Liverpool sotto la guida di Rafa Benitez e con i Reds vince i suoi primi trofei. Poi il prestito a Napoli, seguendo l’allenatore spagnolo e l’amore a prima vista che lo porterà a tornare dopo essere stato acquistato dal Bayern Monaco. Con la maglia azzurra tante gioie, tanto amore, ma anche tanti errori che ne hanno minato sicurezza ed autorità, oltre alla considerazione dei tifosi che hanno visto in lui una sorta di Masaniello sportivo. Ma esultare sotto la curva e difendere Napoli sui social, sportivamente parlando, conta fino a un certo punto e sono state evidenti le difficoltà nelle ultime stagioni di Reina ad essere costante ad alti rendimenti. Ma con il cambio di tecnico le cose, se vogliamo, sono andate anche migliorando. Sarri ha riconosciuto in lui le doti che l’hanno reso da subito indispensabile, la tecnica con ambo i piedi e la visione di gioco.

Non impeccabile nelle uscite, non rapido a scendere a terra sui tiri angolati, Reina ripaga tutto con il carisma di un vero leader e la capacità di giocare il pallone senza mai buttarlo via, in qualsiasi situazione di pressing, rilanciando immediatamente l’azione offensiva. Un’arma fondamentale negli schemi di Sarri e che il Napoli ha imparato ormai a sfruttare alla perfezione. In più, proprio in questa stagione, il portierone spagnolo sembra essere nelle condizioni migliori da quando veste la maglia azzurra, già diversi gli interventi fondamentali e spettacolari durante la stagione e, domani, contro il City, sicuramente vorrà mettere il suo punto esclamativo.

IL NUOVO JULIO CESAR – 40 milioni per un portiere. Bisogna averlo chiaro: quaranta-milioni. Il secondo portiere più costoso della storia del calcio (dopo un certo Buffon). Arrivato al City dalla costosissima bottega del Benfica, specializzata nel far lievitare i cartellini dei suoi gioielli, ha dalla sua un’età che gli potrà consentire sicuramente di diventare uno dei più grandi interpreti del suo ruolo a livello mondiale. A soli 24 anni infatti Ederson ha blindato il posto da titolare di una delle squadre più forti, ricche ed ambiziose del pianeta, grazie ai suoi riflessi, alle sua abilità di para rigori ed all’incredibile sicurezza e tempismo nelle uscite. Sarri ha già parlato di lui in conferenza, dicendo che è stato in assoluto uno dei giocatori che ha fatto più soffrire il Napoli nella gara di andata. Ma come mai Pep Guardiola ha deciso di prendere proprio lui? Qual’è la qualità che più occorreva al tecnico catalano?

Torniamo sempre lì alla fine: la capacità di giocare il pallone con i piedi. Arrivato dal Brasile, via San Paolo per essere “affinato” in Portogallo solo per diventare il perno della manovra dal basso di Pep Guardiola, l’evoluzionista del tiqui-taca. E si, il City è forte, ma forte veramente in ogni suo reparto, ma se ha incassato solamente 6 gol in quest’avvio di campionato (8 in stagione) tanto del merito va proprio ad Ederson. In più, sempre ricordando la partita d’andata, il brasiliano ha letto in anticipo ogni pallone potesse essere a portata di braccia, oltre a mandare a vuoto il pressing del Napoli giocando il pallone sistematicamente sotto pressione, senza mai sbagliare un appoggio.

Il calcio cambia, si evolve e con lui la coscienza dei ruoli in campo. Quindi si, metti uno spagnolo ed un brasiliano. E stiamo sicuri che metterli in porta non solo non fa scandalo, ma si sta tutti molto, molto più tranquilli.

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