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Hola Capitán Josè, l’insostituibile per eccellenza

La gara di ieri sera tra Udinese e Napoli, vinta dagli azzurri per 3-0, ha visto Josè Maria Callejon indossare, per la prima volta dall’inizio, la fascia di capitano.

 

 

Un riconoscimento che arriva da lontano, visto che l’andaluso ha dimostrato di essere un elemento fondamentale per qualsiasi allenatore, oltre ad essere uno dei più longevi della rosa attuale. È Benitez a portarlo a Napoli nel lontano 2013, in una sessione di mercato che, complice l’addio di Edinson Cavani, vede l’arrivo di pezzi da novanta come Pepe Reina, Raul Albiol, Gonzalo Higuain e Dries Mertens.

Callejon, invece, giunge a Napoli in sordina, sottotraccia, nonostante le buonissime cose fatte vedere nelle (poche) apparizioni con la maglia del Real Madrid, dando comunque sfoggio di grandissima personalità, scegliendo la maglia numero 7, fino ad un mese prima appartenuta al Matador.

Ma mette subito in chiaro la sua importanza, bagnando con un gol il suo esordio in campionato contro il Bologna, aprendo le marcature nella vittoria per 3-0. Va a segno anche nelle successive due giornate, contro Chievo ed Atalanta. In totale, a fine stagione, le reti messe a segno saranno 15, alle quali bisogna aggiungere le 5 segnate nelle Coppe (3 in Coppa Italia e 2 in Champions League), con 11 assist, di cui uno nella finale di Coppa Italia vinta contro la Fiorentina.

Benitez non riesce a fare a meno di lui. Nella seconda stagione contribuisce alla vittoria della Supercoppa Italiana contro la Juventus ed è uno dei protagonisti della cavalcata del Napoli fino alla semifinale di Europa League, poi persa contro il Dnipro. Ma in campionato, il rendimento altalenante degli azzurri porta al quinto posto finale, seguito dall’addio del tecnico spagnolo, che si accasa al Real Madrid. I gol di Callejon, in totale, saranno 12, con 7 assist per i compagni.

Inizia una nuova stagione e, alla guida del Napoli, arriva Maurizio Sarri: inizialmente, il suo 4-3-1-2 non viene assimilato dalla squadra e neanche da Callejon, impiegato nell’insolita posizione di seconda punta. Ma a partire dalla gara di Europa League con il Bruges, il tecnico toscano decide di passare al 4-3-3. La squadra ne trae grosso beneficio, battendo per 5-0 i belgi (con lo spagnolo che segna una doppietta) e da allora avrà inizio una cavalcata che porterà gli azzurri a sognare lo Scudetto.

Callejon segna 5 gol nel girone di Europa League, ma in campionato si sblocca soltanto alla prima giornata del girone di ritorno, in un 3-1 casalingo contro il Sassuolo, in un freddissimo sabato sera. Anche Sarri rimane stregato dall’andaluso: i suoi movimenti, la sua capacità di leggere l’azione e scegliere i tempi giusti per inserirsi, la copertura dei compagni dal proprio lato quando si spingono in avanti e la predisposizione al sacrificio in fase difensiva lo rendono uno dei calciatori più importanti nello scacchiere tattico del toscano.

Nella stagione seguente, complice l’addio di Higuain, ha leggermente cambiato il suo modo di giocare, tendendo ad assumere una posizione più stretta rispetto al solito, toccando un numero maggiore di palloni ed entrando maggiormente nel vivo del gioco, tanto da chiudere con 17 gol complessivi ed altrettanti assist: un’enormità per un’ala destra.

Con l’arrivo di Ancelotti, in molti credevano potesse faticare ad adattarsi al nuovo sistema di gioco, ipotizzandone addirittura una cessione al Milan, in uno scambio con Suso, o un ritorno in Spagna. Ma Callejon ha scelto di restare nella città di cui è follemente innamorato e che ha visto nascere le sue due figlie, confermandosi, ovviamente, come uno dei perni della squadra: certo, a volte non è stato impiegato, ma è accaduto praticamente a tutti, visto che per il tecnico di Reggiolo è importantissimo far ruotare la rosa, per dare una chance a tutti (basti pensare che gli unici a non essere mai scesi in campo, finora, sono gli infortunati Ghoulam, Meret e Younes). E la fascia di capitano indossata ieri è il giusto e meritatissimo riconoscimento per un calciatore che ha dato e continua a dare tantissimo al Napoli e che, nel corso degli anni, è diventato l’insostituibile per eccellenza.

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