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Kvara MVP non solo per la Lega. Premiato anche dall’AIC

Khvicha Kvaratskhelia vince il premio di calciatore del mese anche per l’AIC, l’Assocalciatori, succedendo così al compagno di squadra Victor Osimhen.

 

“Ci stiamo abituando alla grandezza di Kvaratskhelia? La sua capacità di segnare gol strepitosi, fare magie, trascinare la squadra prima in classifica, è qualcosa che stiamo cominciando a dare per scontata? Una cosa che succede, parte del paesaggio, la normalità?

A marzo ha segnato 2 gol e servito 1 assist nelle tre partite giocate e soprattutto ha dato un’altra dimostrazione di onnipotenza nella partita contro l’Atalanta. Quel gol, quello dell’1-0 allo Stadio Maradona, è uno di quelli che ricorderemo quando penseremo a questa stagione del Napoli, al primo anno di Kvicha Kvaratskhelia in Serie A. Quando racconteremo di questo fenomeno georgiano atterrato in Italia come un alieno, con l’aria del “tormentato poeta d’amore, o del sognante studente di scienze politiche” come l’ha definito Rory Smith sul New York Times

Quel gol che ha segnato all’Atalanta è un’altra firma d’autore, l’opera di un artista ormai affermato, di cui abbiamo imparato a conoscere lo stile, i tic, i riferimenti. Le finte di corpo, gli assoli con cui piega le gambe dei difensori: sono come la luce irreale di certi dipinti di Magritte, le mani contorte di Schiele, dettagli che sono di Kvaratskhelia e di nessun altro. Ma quel gol all’Atalanta non possiamo darlo per scontato. Quando ci era successo di vedere un giocatore mettere in ginocchio un’intera difesa avversaria?

Kvaradona, o Kvaravaggio, appena fuori dall’area di rigore, tocca il pallone con l’esterno tre volte solo per preparare la finta di calciare. Una finta dopo cui i difensori dell’Atalanta svengono. Qualcuno di loro si stende a terra, qualcun altro gli dà la schiena. Come ha scritto Daniele Manusia il gol descrive le qualità di Kvaratskhelia, ma anche per riflesso il panico che getta nei difensori avversari, spazzati via come un gruppo di nuvole al minimo soffio di venti. Come avevamo scritto, Kvaratshkelia non completa poi così tanti dribbling in Serie A, perché non ne ha bisogno. Spesso gli basta la minaccia del dribbling, per vedere i difensori arretrare intimoriti, e concedergli tutto lo spazio e il tempo per la giocata successiva.

È arrivato in Italia come un dribblatore barocco, virtuosistico, ma ora sta riuscendo a cambiare le partite anche attraverso le piccole cose: un rigore guadagnato, un passaggio fatto coi tempi giusti, un cross eseguito bene. Anche nelle giornate meno ispirate, quelle che sembrano mettersi per il verso sbagliato, Kvaratskhelia si mette lì a provare e a riprovare cose incredibili, come assecondando un flusso creativo. Sbagliare, sbagliare meglio, infine riuscire. Senza farsi troppi problemi di giocare in un calcio che cerca di star lontano dai rischi e dagli errori.

Kvaratskhelia non ha voluto e dovuto adattare il suo gioco: il Napoli di Spalletti sembra aver preso forma tutto attorno al suo stile. E quasi non ci facciamo più caso, alla facilità con cui Kvaratskhelia continua a passare sopra alle difese italiane. Forse sì, ci stiamo davvero abituando alla sua grandezza, e forse non c’è niente che riveli di più il suo valore. Siamo in un’epoca in cui i rapper sono costretti a rilasciare sempre nuovi singoli per non uscire dall’algoritmo, e gli attaccanti hanno bisogno di fare cose eccezionali in ogni partita per non uscire dalle compilation YouTube. Siamo in un’epoca, insomma, che esige dagli artisti la continua riproduzione dell’incredibile. Kvaratskhelia, 21 anni, in Italia da 8 mesi, non sembra avere grossi problemi con la richiesta. Il premio di Calciatore del mese AIC di marzo, allora, ci serve soprattutto a non dare per scontato questo rendimento, a celebrarlo con la giusta importanza, a farci accorgere un po’ di più della straordinarietà con cui Kvaratskhelia dipinge il quotidiano del nostro campionato”.

 

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