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Liverpool, dal 1892 ad oggi: la storia del club più affascinante al mondo

Questa sera, allo stadio San Paolo, il Napoli affronterà il Liverpool, seconda squadra più titolata d’Inghilterra e, con ogni probabilità, uno dei club con più fascino al mondo.

 

 

Le origini

La storia dei Reds inizia nel lontano 1892, a causa di un contenzioso tra l’Everton, l’altra squadra della città del Merseyside, e John Houlding, usufruttuario del terreno di gioco di Anfield che, all’epoca ospitava le gare casalinghe dei Toffees. Questi ultimi ritennero eccessivamente elevato il canone d’affitto dell’impianto e scelsero di spostarsi a Goodison Park: Houlding, di tutta risposta, scelse di fondare un nuovo club che, inizialmente, battezzò Everton Athletic. Ma, in seguito al rifiuto della Camera Calcistica di iscrivere il club al campionato, fu costretto a cambiare il nome in Liverpool Football Club.

La squadra, nella stagione 1893/1894, prese parte al campionato di Second Division, chiuso senza sconfitte e con la promozione in massima serie. Nel 1901, il Liverpool vinse il suo primo titolo nazionale, successo bissato cinque anni più tardi, mentre nel 1914 centrò la sua prima finale di FA Cup, in cui, tuttavia, fu sconfitto dal Burnley. Nelle stagioni 1921/1922 1922/1923Reds vinsero due campionati consecutivi, per poi sprofondare in un periodo di anonimato chiuso nel 1947, anno in cui arrivò il quinto titolo.

La retrocessione e l’arrivo di Bill Shankly

La vittoria del campionato del ’47 sembrava dover ridare lustro al club, ma in realtà si trattò di un successo isolato, e, addirittura, nel 1954 il Liverpool chiuse al 22° posto in classifica, retrocedendo in Second Division. Cinque anni più tardi, la guida della squadra fu affidata allo scozzese Bill Shankly, che si affidò a calciatori suoi connazionali per la rinascita: uno di questi fu Ian St. John, ribattezzato The Saint dai suoi tifosi. Nel 1962 ci fu il ritorno in First Division e, due anni più tardi, i Reds, addirittura, si laurearono campioni d’Inghilterra per la sesta volta. La stagione seguente si aprì con la vittoria del Charity Shield e proseguì con il primo successo in FA Cup: la squadra, inoltre, raggiunse le semifinali di Coppa dei Campioni. Prima di ritirarsi, Bill Shankly lasciò al Liverpool altri due titoli nazionali, due Charity Shield e, soprattutto, la Coppa UEFA del 1973, il primo titolo europeo della storia dei Reds.

Il dominio continentale

A prendere il posto di Shankly fu il suo vice, Bob Paisley, che diede continuità ai risultati del suo maestro, potendo disporre di una squadra fortissima, guidata dal fuoriclasse Kevin Keegan. Dopo aver vinto un altro campionato e la seconda Coppa UEFA, nel 1976 il Liverpool conquistò la sua prima Coppa dei Campioni, sconfiggendo il Borussia Monchengladbach allo stadio Olimpico di Roma (che ritornerà, più avanti, in questa storia): il successo fu bissato l’anno successivo a Wembley, contro il Club Bruges. Al termine della stagione Keegan si trasferì all’Amburgo e al suo posto arrivò, dal CelticKenny “King” Dalglish, che trascinò la squadra verso nuovi successi. Fino al 1983, anno del ritiro di Paisley, i Reds vinsero altri tre campionati, tre Coppe di Lega, una Supercoppa Europea e la terza Coppa dei Campioni contro il Real Madrid: quest’ultimo trionfo, rese Pailsey il primo allenatore a vincere per tre volte il massimo trofeo continentale per club, record poi eguagliato da Carlo Ancelotti (che, ironia della sorte, oggi allena il Napoli) e da Zinedine Zidane.

Nel 1984, il Liverpool vinse ancora il campionato (il quindicesimo) e si aggiudicò la quarta Coppa dei Campioni. Ed è proprio ora che ritorna lo stadio Olimpico, perché gli inglesi si imposero nuovamente nella capitale italiana, ma a farne le spese, stavolta, fu proprio la squadra padrona di casa, la Roma. Per la prima volta, dopo l’1-1 finale, una finale di Coppa Campioni fu decisa ai calci di rigore: decisivo fu il portiere zimbabwese Bruce Grobbelaar, che con il suo atteggiamento spregiudicato e i suoi balletti indusse all’errore Bruno Conti Ciccio Graziani, scrivendo la pagina più triste della storia della squadra giallorossa.

Heysel, Hillsborough e l’esclusione dalle coppe

In quegli anni, tuttavia, il Liverpool si rese famoso anche per la violenza e le scorribande dei suoi tifosi, che seminavano il panico sia in Inghilterra che in Europa. L’episodio clou è quello della strage dell’Heysel, stadio di Bruxelles che fu scelto come teatro della finale di Coppa Campioni del 1985, in cui si affrontarono i Reds e la Juventus. Prima del match, i sostenitori inglesi si spinsero verso il settore occupato dai tifosi bianconeri, sfondarono le reti divisorie e li costrinsero ad arretrare. La ressa che si creò causò il crollo della tribuna: i morti furono 39, circa 600, invece, i feriti. Questo episodio causò l’esclusione quinquennale dalle coppe europee per tutte le squadre inglesi, ad eccezione del Liverpool, la cui pena, invece, fu di sei anni. Nel frattempo, i Reds vinsero altri tre campionati, nel 1986, nel 1988 e nel 1990. Ma in occasione della semifinale di FA Cup del 1989 tra gli scousers ed il Nottingham Forrest, allo stadio Hillsborough, persero la vita 96 tifosi del Liverpool, a causa dell’eccessivo sovraffollamento di una tribuna, la Leppings Lane.

Il nuovo millennio: Houllier, Benitez, Gerrard e Torres

Nel 2001, il Liverpool, guidato dal tecnico francese Gerard Houllier, si aggiudicò la Coppa UEFA, al termine di una spettacolare finale vinta per 5-4 al Golden goal contro il Deportivo Alaves e, nel settembre dello stesso anno, arrivò anche il successo in Supercoppa Europea, contro il Bayern Monaco. Quella squadra fu trascinata dal Golden Boy, Michael Owen, che fu premiato con il Pallone d’Oro, e da un ragazzo di Whiston, una cittadina del Merseyside, che in seguito sarebbe diventato capitano e bandiera del club: Steven Gerrard.

Nel 2004 Houllier passò il testimone allo spagnolo Rafa Benitez, che era riuscito nell’impresa di vincere ben due campionati spagnoli alla guida del Valencia. La squadra non ebbe un rendimento elevatissimo in Premier League, chiudendo al quinto posto in classifica. Ma il capolavoro vero arrivò in Champions League: il Liverpool eliminò la Juventus ai quarti di finale e il Chelsea in semifinale, approdando alla finalissima contro il Milan. A Istanbul, i rossoneri chiusero il primo tempo in vantaggio di tre reti, ma nella ripresa i Reds riuscirono, in soli sei minuti, a ristabilire la parità: un colpo di testa di Gerrard, una conclusione di Smicer ed un rigore di Xabi Alonso, parato da Dida e ribattuto in porta dallo stesso spagnolo, portarono il risultato sul 3-3. All’ultimo minuto dei tempi supplementari, il portiere polacco Dudek si rese protagonista di una parata eccezionale su Shevchenko, trascinando i suoi ai calci di rigore: lo stesso Dudek decise di imitare quanto fatto da Grobbelaar quasi vent’anni prima e costrinse all’errore i rossoneri SerghinhoPirlo Shevchenko, regalando al Liverpool la sua quinta Coppa dalle grandi orecchie.

Due anni più tardi ci fu la rivincita allo stadio Olimpico di Atene e, stavolta, ad imporsi fu il Milan, grazie a una doppietta di Pippo Inzaghi. Nell’estate del 2007 arrivò, dall’Atletico Madrid, il fortissimo centravanti spagnolo Fernando Torres, autore di ben 33 gol nella sua prima stagione ad Anfield, nonostante i quali il Liverpool non riuscì ad andare oltre il quarto posto. Nella stagione successiva, i Reds contesero a lungo il titolo al Manchester United, riuscendo a vincere entrambi gli scontri diretti (addirittura 4-1 all’Old Trafford), ma alla fine dovettero arrendersi alla squadra di Sir Alex Ferguson.

Gli anni 2010

La stagione 2013/2014 vide il club, allora allenato da Brendan Rodgers, risollevarsi dopo qualche annata sottotono. Trascinati da Luis SuarezDaniel Sturridge Raheem Sterling, i Reds si issarono al primo posto in classifica, vincendo anche lo scontro diretto casalingo contro il Manchester City. Sembrava tutto fatto per il ritorno ad un titolo che manca dal 1990, ma nel match di Anfield contro il Chelsea, uno scivolone di Steven Gerrard spianò la strada a Demba Ba, che portò in vantaggio i Blues, che raddoppiarono a fine secondo tempo. Questa sconfitta, unita al pareggio per 3-3 in casa del Crystal Palace (dopo essere stati in vantaggio di tre reti), permise ai Citizens di riguadagnare la vetta e di aggiudicarsi il titolo.

Nel 2015, dopo l’esonero di Rodgers, la società ingaggiò il tedesco Jurgen Klopp, che nella sua prima stagione riuscì a raggiungere la finale in Coppa di Lega e in Europa League, perse, rispettivamente, contro il Manchester City e il Siviglia. Nella scorsa stagione, sospinti dal fenomenale tridente formato da Sadio ManèRoberto Firmino Mohamed Salah (autore, quest’ultimo, di 44 gol in 50 apparizioni stagionali), i Reds dopo aver eliminato il City ai quarti di finale e la Roma in semifinale, conquistarono l’accesso alla finale di Champions League, in cui dovettero arrendersi al Real Madrid.

La faraonica campagna acquisti estiva, che ha portato ad Anfield il portiere brasiliano Alisson (il secondo più pagato della storia), il centrocampista brasiliano Fabinho, il guineano Naby Keita e lo svizzero Xerdan Shaqiri, oltre al difensore olandese Virgil Van Dijk arrivato a gennaio, racchiude tutte le ambizioni del Liverpool, voglioso di tornare a dettare legge e a far risuonare, in patria e in Europa, il leggendario “You’ll never walk alone“.

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