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Sacchi: “La bellezza salverà il mondo, evoluzione necessaria. Ancelotti ispira fiducia”

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Arrigo Sacchi è stato ospite assieme a Pep Guardiola e Carlo Ancelotti del “Festival dello Sport”, ecco le sue dichiarazioni nel corso del pomeriggio.

 

 

 

Chi gioca bene vince?
Cito Dostoevskij, la bellezza salverà il mondo. Certo, si può giocare meglio e perdere, ma perché puoi giocare meglio ma non colmare quello che mette in campo l’avversario o la sfortuna. Chi vince giocando bene però ha un’autorità morale che chi vince non giocando bene non avrà mai”.

Stiamo vedendo un calcio più evoluto?
“L’evoluzione è necessaria per uno sport così seguito, noi non siamo al passo. L’Italia fa fatica a stare al passo col cambiamento, abbiamo una visione breve e non miglioriamo. Ora si sta muovendo qualcosa, Costacurta mi disse che col Milan ci hanno copiato ovunque, tranne che in Italia. Molti allenatori però ora rischiano anche in club non affidabili e sono degli eroi perché senza club alle spalle è difficile. Ora si sta provando un calcio più propositivo, ottimistico”.

Sulla vittoria in Champions con Ancelotti in campo.
Gli misero Hagi su Ancelotti, forse individuarono in lui il punto debole…”.

Berlusconi non la prese bene quando chiese Ancelotti.
“Mi disse non posso prendere un giocatore che è una sola, il medico disse che aveva il 20% in meno d’abilità al ginocchio dopo due crociati. Mi disse come posso comprarlo. Io dissi mi preoccuperebbe di più un 20% nella testa che guida i piedi. Carlo era perfetto ed è stato un esempio per generosità e passione. Ricordo una gara in cui per fare il 5-0 si ruppe un braccio”.

Le squadre di riferimento del passato?
“Ognuno ha dentro qualcosa, in ogni sport mi piaceva chi dominava il gioco, la bellezza, non chi vinceva vendendo dominato. Per me la vittoria senza merito non è una vittoria e ho portato avanti questo principio in ogni squadra e mi hanno sempre definito un genio o un matto. Gli ultimi 50 anni sono stati dominati da Ajax, Olanda, Milan e Barcellona di Pep, ma sempre con un’evoluzione perché se non rischi resti nel passato”.

Sacchi descrive Ancelotti e Guardiola.
“Carlo ispira fiducia, non ha l’ossessione di quelli che vanno oltre se stessi. Pep ha questa ossessione del perfezionismo, ma Dalì diceva non abbiate l’ossessione perché non la raggiungerete mai. Due persone intelligenti, di livello, che fanno bene al calcio, spero altri abbiano questi valori”.

Cosa manca al calcio italiano?
Quando si disconosce il merito tutto sarà negativo, quando si riconosce che uno ha dato tutto può anche perdere”.

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