Editoriale

Storia di Re Carlo e dello stupore di chi si stupisce che riesca a stupire

Ancelotti

Stupirsi di chi si stupisce della genialità di Ancelotti non è un esercizio sterile ma lecito.


Allenatore straordinario che ha vinto ovunque e che ha voluto fortemente il Napoli per ripartire dall’Italia, dopo anni da emigrato di lusso.
Si dice che un allenatore non incida più del 20/30% nelle prestazioni di una squadra, quasi a volerne sottolineare una sorta di marginalità.
In realtà è un dato statistico molto alto, considerando che il mister è uno, non va in campo e si gioca in undici.
Gli allenatori determinano, eccome, e lo fanno in vari modi, nel bene e nel male.
Carlo Ancelotti caratterizza le proprie squadre con la concretezza, l’equilibrio e la versatilità.

Uomo di campo conosce il calcio come l’abitacolo della propria auto e sa che, sistemata la difesa, dal centrocampo in sù devi lasciare ai calciatori libertà di espressione.
Nessuna censura ma spazio alla fantasia senza dimenticare l’equilibrio che è alla base del calcio come della vita.
“Giocate e divertitevi, partite come queste non capitano spesso”
Lo ha detto ai suoi ragazzi prima di scendere in campo contro il Liverpool, non solo un’ esortazione ma il manifesto del suo credo calcistico.

Napoli ha ritrovato un Re Carlo dopo molti secoli.
Il Re Borbone ha lasciato tracce indelebili in un’ epoca in cui questa città era capitale e cuore d’Europa.
Il Re Carlo dei nostri giorni può replicare, riscrivendo la storia calcistica di questa città.

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