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Ancelotti: “Napoli, qui vincerò! Meret e Koulibaly come Buffon e Thuram”

Ancelotti

Carlo Ancelotti, allenatore del Napoli, ha parlato in un’intervista a La Stampa del suo Napoli e dei paragoni con le sue grandi squadre del passato.

 

 

“Il Napoli sembra il mio Milan: qui vincerò.

La classifica non mente. Merito della Juve e demerito nostro. Loro sono sopra la media, noi dentro una media molto elevata. Abbiamo sbagliato poche partite e fatto un campionato buono, ma è un giudizio annacquato dalla straordinarietà della Juve. Questa squadra può e deve riuscirci a competere con la Juve. Al di là del momento, difficilmente sbagliano certe partite. Verranno qui per chiudere la pratica scudetto sfruttando le loro caratteristiche: difesa solida, contropiede, agonismo, velocità. Non ci sono segreti tra queste due squadre. Certo se vincono possono pensare ad altro, se perdono devono stare ancora all’erta.

Atletico-Juve? Non mi aspettavo il risultato, ma quel tipo di partita sì. Attenzione, aggressività: qualità che prescindono dal gioco. L’Atletico la mette sempre su quel piano, sono bravissimi. Forzare il gioco, tenerne il controllo con più lucidità. A Madrid la Juve ha provato a gestire la partita e con l’Atletico è rischioso: finisce sui loro binari e non la recuperi più.

Ancellottismo? Non esiste, a me interessa avere una squadra che non abbia una sola identità ma che sappia fare di tutto. Devi costruire in base alle caratteristiche dei giocatori che hai, non puoi fare una granita senza il ghiaccio. Il calcio si può giocare in tante maniere.

Qui a Napoli il gruppo dei giocatori è meno formato rispetto a Real, Bayern o Chelsea per esempio, quindi puoi incidere di più. In questo mi ricorda l’esperienza al Milan. E De Laurentiis è simile a Berlusconi, gestisce la società come una grande famiglia. E io mi sento uno di famiglia.

Meret è un grande talento, a livello tecnico mi ricorda il primo Buffon. Ha avuto tanti problemi fisici e quindi è un po’ apprensivo, ma con il tempo guadagnerà in personalità. Koulibaly appartiene alla categoria di Maldini, Thuram, Thiago Silva e Sergio Ramos. È molto intelligente, di solito chi è così forte e veloce pensa che non serva altro per risolvere i problemi. Io divido i giocatori in ottimisti e pessimisti. Lui è pessimista, sa che non basta solo quello. Per cui è molto attento e ha una forte personalità.

Insigne? La sua crescita sta nel trovare continuità. Deve raggiungerla anche attraverso le pause, basta che non siano ripetute. Al talento non puoi chiedere troppo: nel Real a Ronaldo piaceva giocare a sinistra, avrebbe dovuto lavorare anche in copertura, ma neanche ci provavo. Preferivo aggiustarmi sacrificando altri. Sacchi si arrabbiava con Van Basten perché correva poco, lo facevo io volentieri per lui. E Marco mi diceva ‘dammi la palla e corri ad abbracciarmi'”.

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