Editoriale

Dopo aver finito di parlare del futuro di Garcia sarà opportuno cominciare a pensare a quello del Napoli.

Il Napoli ha bisogno di un leader tecnico: un mental coach che entri nella testa dei calciatori e uomo di campo che riporti certezze dove ora c’è disordine.

La squadra è implosa, si è sprecato un patrimonio tecnico e umano che basterebbe a far campare di rendita mezza Serie A.

Anche gli irriducibili come Di Lorenzo e Anguissa si sono appiattiti.

Non hanno motivazioni perché non ci sono risultati,  hanno inseguito un fantasma per mesi ma loro fanno i calciatori mica i ghostbusters.

Calciatori che erano abituati ad un mister dalla personalità tracimante, un affabulatore geniale e tormentato che li dominava con le idee di un calcio bellissimo, facendoli risplendere di se stessi.

Il maschio alfa che guidava un branco di lupi famelici ma con la forza dei risultati.

Nel corto circuito si sono perse regole e gerarchie, oltre a linee guida e codici tattici e si sono regalati tanti alibi ai calciatori che non sapevano più dove metterli.

Si è vissuto nel caos, molto poco organizzato, affidandosi all’estemporaneità dei singoli.

Il finale era chiaro senza neppure andare a sbirciare in fondo al libro della vita.

La parte incredibile e tragicomica della vicenda è che Garcia e il suo staff abbiano avuto solo oggi la percezione di essere arrivati nella casella stop, senza avere la possibilità di tornare indietro.

Incoscienza? Presunzione? Chiamatela come vi pare ma è così.

L’agonia del Napoli e di Garcia è finita nel primo pomeriggio di una piovosa domenica di novembre, ormai il francese è allé e si pensa a chi verrà ma puoi pensarci quanto vuoi,  l’unico pensiero che diventa firma sul contratto è quello presidenziale.

Che sia Tudor o Cannavaro o chissà chi, quello che conta è che sia credibile nello spogliatoio, poi va da sé che avrà a disposizione solo i non nazionali, il convalescente Osimhen e gli infortunati Meret, Mario Rui e Demme. Gli toccherà preparare la trasferta a Bergamo e la partita di Champions con il Real in un battito di ciglia, senza, neppure, conoscere i calciatori e sarà un susseguirsi di partite con poco tempo per allenare e meno per preparare.

Come mettere le mani in un vespaio.

Allora dovranno venire fuori le qualità umane e tecniche dei calciatori.

Quando il carro cade per la discesa è dura spingere in salita

anche se per farti forza ripeti a voce alta “I campioni dell’Italia siamo noi”

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