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E’ scomparso Havelange, presidente della FIFA per 24 anni

È scomparso all’età di 100 anni Joao Havelange, presidente della FIFA dal 1974 al 1998. Era ricoverato all’ospedale Samaritano di Rio de Janeiro a causa di una polmonite.

 

“Se buttate un dollaro per aria, difficilmente lo lascerà cadere a terra”, questo si diceva di lui, di quello che era sicuramente un uomo di sport, ma universalmente riconosciuto come uomo d’affari, molto attento al profitto ed al racimolare consensi durante la sua lunga carriera a capo della FIFA. Una vita segnata da questo binomio, quello degli affari e dello sport, che l’hanno reso un personaggio controverso, dalle tante luci quante ombre. Suo padre, il belga Faustin Havelange fu tra i fondatori dello Standard Liegi e si salvò dal naufragio del Titanic per aver perso il traghetto che l’avrebbe portato ad imbarcarsi verso una probabile, prematura morte. Invece, quattro anni dopo sua moglie Juliette darà alla luce Joao, atleta olimpico nel ’36 come nuotatore e come pallanuotista nel ’52, medaglia di bronzo nei Giochi panamericani di Città del Messico nel ’55 con la nazionale brasiliana. Dopo essere stato membro del CIO (Comitato Olimpico Internazionale) e presidente della federcalcio brasiliana, l’11 giugno del 1974 vince il ballottaggio con il presidente uscente Stanley Rous e diventa il presidente della FIFA.

Vedrà per sempre il suo nome legato ad eventi che hanno cambiato il calcio mondiale ed a polemiche che ne hanno segnato nel profondo i 24 anni di presidenza. Già il suo esordio nell’organizzazione calcistica più importante del mondo è marchiato dalla controversia: la vittoria al ballottaggio è infatti dovuta ai voti delle federazioni asiatiche ed africane alle quali Havelange aveva promesso di aumentare il numero di partecipanti alla fase finale dei mondiali. Promessa che fece infuriare le federazioni europee al punto da rischiare una scissione interna alla FIFA e l’organizzazione di due mondiali separati. Rientrato l’allarme, l’effetto a lungo termine è quello del mondiale come lo conosciamo oggi, passato nel corso della presidenza Havelange da 16 a 24 squadre, fino alle 32 di Francia 98. Innovatore per certi versi, quando dispose per la creazione dei mondiali giovanili, Under 20 ed Under 17 o con l’istituzione del Fifa World Player (dal 2009, fuso con il Pallone d’Oro), al tempo stesso diffidente delle riforme regolamentari se è stato sempre avverso al Golden Gol ed all’introduzione della tecnologia in campo.

Ma se il suo impatto sul calcio giocato ha prodotto una maggiore spettacolarizzazione dell’evento calcistico più importante al mondo ed una massificazione del prodotto calcistico con la possibilità per i talenti più giovani di mettersi in mostra, le tante accuse di corruzione e le polemiche con personaggi di rilievo stendono sui 24 anni di presidenza Havelange un velo d’ombra. Artemio Franchi sosterrà di sentirsi ricattato da Havelange in occasione dell’assegnazione dei mondiali del 1990 all’Italia,  nel 1994 il presidente della FIFA venne coinvolto nella condanna di Castor de Andrade, in quanto del boss dei “bicheiros” (cosca mafiosa attiva nel campo delle scommesse illegali) vantava di godere della “stima incondizionata” di Havelange. Nel 2013 le accuse di corruzione per la vendita dei diritti televisivi in esclusiva dei Mondiali causeranno il suo ritiro definitivo dalla scena, quando si dimette da presidente onorario lasciando la federazione in mano di Joseph Blatter, suo erede già dal 1998.

“Un uomo che ha ingannato il popolo argentino”, parola di Diego Armando Maradona, forse la nemesi principale di Havelange, nome cui la sua vita sportiva è e sarà sempre tessuta a doppio filo a causa dei grandi contrasti avuti tra il presidente FIFA ed il Pibe de Oro. Il dualismo con Maradona è stato forse il più forte ed il più sensazionale ed ha radici profonde, già nel 1986, quando Diego si lamentò degli orari impossibili delle partite, causate dalla copertura televisiva ed Havelange gli rispose di cambiare sport. L’apice? Nel 1990, quando dopo la finale persa contro la Germania Ovest, un Maradona in lacrime si rifiutò di stringere la mano al presidente FIFA con un lapidario “Ha vinto la mafia”, fino a chiudere la parabola nel mondiale americano del 1994, quando dopo aver garantito al giocatore argentino l’immunità nei controlli antidoping, lo fece prelevare appositamente sul campo durante la partita dell’Argentina-Nigeria.

Joao Havelange è stato un uomo di sport, un uomo di calcio ed un uomo d’affari, riuscendo ad integrare e a fondere queste sue due anime e, grazie a questa fusione, ha cambiato per sempre l’immagine e la concezione moderna di questo sport, dando potere alle televisioni, dando il via, in un certo senso, alla mercificazione del pallone.

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