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Gravina: “Superlega? Una logica perversa”

Gabriele Gravina

Il presidente della FIGC Gabriele Gravina è intervenuto al webinar organizzato dalla Bocconi di Milano e ha parlato della Superlega e del futuro del calcio italiano. 

“Superlega? Sono molto fiducioso riguardante la decisione della Corte UE sulla Superlega, ma su questo tema la posizione della FIGC è stata chiara sin dall’inizio: noi riteniamo che la Superlega, o ciò che oggi è diventata, è sicuramente una risposta sbagliata ad un problema che c’è ed è concreto, che riguarda la sostenibilità del business calcistico ad alti livelli. E’ sbagliata perché affronta il tema della competitività solo dal punto di vista dei ricavi. In sostanza è una logica perversa, facciamo la torta più grande e poi la dividiamo. Non è questo il mondo di affrontare il tema della sostenibilità a livello internazionale mortificherebbe i nostri campionati nazionali. 

Le proprietà straniere, per il calcio italiano, rappresentano un importante valore aggiunto, sia in termini imprenditoriali, perché portano capitali e apportano nuove idee, ma soprattutto perché, in termini manageriali danno un contributo significativo.

Negli ultimi 20 anni il nostro campionato ha perso la gran parte del suo appeal. Dobbiamo avere tutti una visione più ampia e internazionale. Pensare e mettere in pratica un serio piano industriale con al centro la valorizzazione del brand e anticipare i bisogni dei tifosi del calcio nel futuro. La situazione del valore dei nostri diritti TV ci preoccupa molto, visto che la Serie A è la locomotiva del nostro movimento anche perché genera attraverso la mutualità. Se dovessero scendere in maniera importante si registrerebbe un danno irreparabile per tutto il settore calcistico italiano. L’estensione da 3 a 5 anni del bando dei diritti TV è sicuramente un’ottima cosa.

Il sistema ha bisogno di una riforma complessiva. È evidente che per parlare di competitività, sostenibilità e interesse, serva introdurre tra le varie leghe il concetto di filiera produttiva. Come avviene in altri paesi dovremo cominciare a creare un rapporti di massima collaborazione. Da qualche mese continuo a parlare di riforme ma c’è un blocco nelle nostre norme, ovverosia il diritto di intesa che è un diritto di veto mascherato.  Serve un progetto condiviso di riforma generale, che preveda anche magari un differente status, magari introducendo quel concetto a me caro di semi-professionismo.

La nuova Champions genererà sicuramente effetti positivi a una sola condizione: che la FIGC e tutte le componenti si sentano maggiormente responsabilizzate nell’accogliere questo nuovo format. È evidente che richiede una idea nuova nell’organizzazione dei format domestici nazionali. Dobbiamo consentire a queste squadre non solo di non mortificare la competizione domestica ma anche a tutelare la salute dei protagonisti in campo, i calciatori”.

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