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Il “piacere” degli insulti

Diciott’anni o poco più, caschetto castano, volto lentigginoso e cuore Reds.

Minuto 83° di Liverpool- Arsenal, risultato 5-1 a favore dei padroni di casa. Fallo laterale a favore dell’Arsenal sull’out destro nella metà campo avversaria. Il ragazzino siede a bordo campo alle spalle dei cartelloni pubblicitari, uniche barriere presenti tra terreno di gioco e spettatori. Chamberlam, ala dell’Arsenal, si appresta a battere il fallo laterale. Il ragazzino scatta in piedi e con la faccia arrabbiata gli inveisce contro, fuck off, fuck off, gli urla. Sul suo volto tutta la rivalità sportiva, le sue urla la sintesi più cruda dell’odio sportivo. Tra tifoso e calciatore non esiste barriera insormontabile, risulta assente qualsivoglia impedimento, eppure tra i due nessun contatto, forse, nessuna voglia di conoscenza fisica ravvicinata. Il gioco riprende, tutto è dimenticato.

Una cultura sportiva straordinaria quella inglese. Forse anche in Italia dovremmo cominciare ad urlare fuck off, ma tutti coloro che non vogliono anche nel nostro paese si viva il calcio in questa meravigliosa maniera.

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