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Napoli in ritiro. Come puo’ cambiare la storia di una squadra dopo una “punizione”

La scelta del ritiro punitivo è una moda del calcio italiano. Ma allontanare i giocatori dalle “distrazioni”, non sempre ha funzionato Tenere una squadra lontana da “tentazioni peccaminose” per provare a interrompere una serie di risultati negativi, non sempre ha dato i frutti sperati. Anzi, in alcuni casi ha addirittura peggiorato la situazione. 
Le esperienze del passato, hanno dimostrato che l’esito positivo di un ritiro, dipende molto dallo stato d’animo con il quale i calciatori accettano questa decisione.

Ad esempio, durante i mondiali del 1974 in Germania, i giocatori della nazionale olandese vennero autorizzati a portare con loro in ritiro i figli, le mogli e le fidanzate. L’Olanda giocò un calcio spettacolare raggiungendo la finalissima persa solo contro i padroni di casa. E’ stata la più grande dimostrazione nella storia del calcio di come in realtà l’attività sessuale, vero spauracchio per il rendimento dei calciatori in campo, non influisce negativamente sulle prestazioni

Effetto decisamente opposto in casa Udinese. Dopo la sconfitta con il Parma di mercoledì scorso, i friulani sono stati puniti con un ritiro ad Aura Terme, località friulana sul “terribile” Monte Zoncolan, la vetta che terrorizza i ciclisti del Giro d’Italia. Dalla prigione dorata scelta dal patron Pozzo, trapelano voci di malumori, nervosismi, isterismi e tensioni, che non promettono nulla di positivo in vista del match con il Palermo di domani. Per evitare che la situazione precipitasse, l’allenatore Stramaccioni è stato costretto a concedere un pomeriggio di libertà ai giocatori.                                                                                                   

Nella storia del Napoli c’è un precedente che, speriamo, sia di buon esempio per i calciatori azzurri in ritiro punitivo a Castel Volturno.
Il primo anno di Maradona in maglia azzurra nella stagione 1984-85, quando il campionato ancora premiava una vittoria con due punti, il Napoli dopo tredici partite ne vinse appena due, pareggiandone cinque e perdendone sei. Addirittura a dicembre furono tre le sconfitte consecutive, contro  Inter, Roma e Juventus, che proiettarono il Napoli in zona retrocessione, malgrado la presenza in squadra di Maradona. Quell’anno, a prendere la decisione di portare la squadra in ritiro a Vietri sul Mare, non fu il presidente Ferlaino ma l’allenatore Rino Marchesi. La decisione presa, provocò prima un aspro confronto tra Maradona e Ferlaino e, successivamente, un litigio tra Diego e Salvatore Bagni. Durante il soggiorno vietrese a cinque stelle, ci fu un faccia a faccia chiarificatore tra presidente, allenatore e giocatori.
Quel ritiro è entrato nell’album dei ricordi del Calcio Napoli, come il “ritiro della pace” e, soprattutto, fu il toccasana per uscire dalla crisi. Infatti, alla ripresa del campionato dopo la sosta natalizia, il Napoli conquistò ventiquattro punti in diciassette partite, allontanandosi dalla zona retrocessione classificandosi alla fine ottavo.
La cosa più importante è che durante il ritiro di Vietri, si formò un gruppo compatto che rappresentò la solida base della squadra che negli anni successivi vinse due scudetti, una Coppa Uefa, una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana. 

L’Olanda del 1974 e il Napoli di Maradona, in squadra avevano calciatori di grande personalità e con un’elevata qualità di tecnica individuale e forse sono state delle eccezioni che non possono rappresentare la regola. I tifosi napoletani possono solo aspettare che il Napoli torni in campo e scoprire quale giovamento avrà portato la clausura di Castel Volturno.

Articolo scritto da Mauro Guerrera    

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