Editoriale

Povera Italia ma se è colpa di tutti vuol dire che non è colpa di nessuno. Ognuno si prenda la propria parte di responsabilità

Povera Italia ma se è colpa di tutti vuol dire che non è colpa di nessuno. Ognuno si prenda la propria parte di responsabilità.

 

Se l’Italia si fosse qualificata avrebbe fatto meno della metà del proprio dovere e anche con una certa vergogna.
Invece, la doppia sfida, era stata presentata mediaticamente come un appuntamento eroico, sottovalutando, in modo irrispettoso, la partita da giocare contro la Macedonia del nord.
Memoria cortissima, che ha fatto dimenticare le difficoltà degli azzurri contro Bulgaria, Svizzera e Irlanda.
Nello specifico la partita killer contro i macedoni è stata giocata malissimo.
Squadra lenta, poco movimento senza palla, zero incisività il zona gol, dove si è sempre perso un tempo di gioco.
Il bersaglio non sembrava la porta ma sembravano gli avversari.
L’Italia è arrivata a Palermo da squadra in difficoltà negli uomini e nella manovra ma non si sono fatte scelte diverse.
Sull’ultimo risultato pesano le responsabilità di tutto lo staff tecnico e di chi ha giocato, poi ci sono le colpe cronicizzate di un sistema morto ma che si ostina a fingere di essere vivo.
I giovani italiani che non giocano in Serie A?
Se non giocano è perché non sono particolarmente bravi e ce ne sono di migliori in giro.
Perché non ci sono giovani italiani bravi o perché non li riescono a valorizzare?
Motivi di interesse economico, strutture inadeguate, mancanza di visione programmatica metodologie di allenamento.
Eppure gli danno super valutazioni che ci lasciano a bocca aperta ma poi non li vediamo mai in campo.
Il calcio italiano è povero ma non è bello.
I Club si osteggiano su tutto, non sembrano avere interessi comuni se non quello di guadagnare ogni spicciolo in più.
La Serie A ha la Guardia di Finanza in casa e i calciatori della Juventus vengono ascoltati in Procura, come persone informate dei fatti per inchieste su falsi in bilancio.
Gli arbitri italiani sono arroganti e presuntuosi, schiacciati dalla sudditanza psicologica, incapaci anche di usare la tecnologia e, soprattutto, con metodologie di gestione della gara antiquate.
In Europa, i club fanno malissimo, vengono sbattuti fuori ma danno, anche, la sensazione di essere più lenti, più leggeri, meno aggressivi ed è proprio così.
In Italia gli stadi sono orribili, i tifosi sono stati allontanati in tutti i modi possibili, hanno sterilizzato un mondo che vive di passione.
Tutto è vietato, tranne che pagare.
Li vogliono pigri sui divani perché si sono venduti qualsiasi cosa alle pay tv ma poi si lamentano se non vanno allo stadio.
A scuola non si insegna il valore dello sport e gli esempi indicano le scorciatoie e non esaltano il sacrificio.
I media nazionali inseguono meschini interessi, legati al proprio bacino di utenza e non fanno più informazione, non cercano notizie, non raccontano fatti.
La realtà viene manipolata in base alle proprie convinzioni ed agli interessi del momento e l’utenza ne è consapevole quindi non da credito all’informazione che è morta insieme al resto del sistema ma si ostina a pensare di essere viva.
Eppure, nonostante tutto questo la Macedonia del nord, dovevano batterla.

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