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Siamo belli. Ma non lo sappiamo

Internazionalizzazione equivale a dire crescita.

Un messaggio che vorremmo arrivasse agli occhi e alle orecchie dei numerosissimi tifosi del Napoli nitido, chiaro, inequivocabile. Avere tesserati nel Napoli che non sono solo calciatori, ma uomini di spessore, di apertura mentale, di “mondo”, uomini appassionati della vita ed incuriositi da essa, significa dare l’opportunità di crescere non solo al Napoli, ma alla Napoli intera.

Una crescita che va al di là della conquista di uno scudetto, ben oltre una qualificazione in Champions League. La crescita culturale è sempre stata e sempre sarà la base più solida che esista su cui costruire tutte le altre potenziali conquiste, comprese quelle sportive.

UN TECNICO, UN’ICONA, UN ESEMPIO

Ed è in questa ottica che il popolo azzurro dovrebbe essere felice ed orgoglioso di avere alla guida del Napoli Rafa Benitez, ottimo tecnico, ma soprattutto ottima persona. Il suo grande merito, al di là delle alchimie tattiche custodite nel suo credo, è stato ed è quello di essere stato portatore di mentalità, di tempra, di stoffa, di rilevanza, di consistenza. Ingredienti che si traducono in fascino, in carisma, fondamentali per il buon impatto in uno spogliatoio.

Un piacere immenso per noi napoletani aver accolto uomini simili.

DRIES E KAT COME RAFA

Ma anche donne. Come Kat Kerkhofs , fidanzata di Drie Mertens. Una giovane donna che è giunta nella nostra terra grazie al fidanzato, ma che ha addirittura affidato al personale Blog le emozioni della sua permanenza napoletana.

Per Dries e Kat, così come per Rafa Benitez, giungere a Napoli non ha significato soltanto rimanere a Castelvolturno a lavorare, ma ha significato affondare il piede in una cultura, in un mondo nuovo, nel libro del sapere. Ogni attimo libero è stato sfruttato per visitare le bellezze della nostra terra, dalla scalata lungo le pendici del Vesuvio fin su al cratere,

agli scavi archeologici di Pompei ed Ercolano. Questa ultima visita, in particolar modo, ha colpito la fidanzata di Mertens, appassionata di cultura romana fin dai banchi di scuola.

Questo il commento di Kat postato nel suo blog che ha seguito la visita agli cavi archeologici di Ercolano:

“Da quando ho studiato latino ho sempre nutrito un forte interesse per la cultura romana, per cui venire qui è stato un sogno diventato realtà. Una visita a Pompei non poteva che essere la mia prima visita con Juliet. Durante lo scorso anno ci stata per ben 5 volte e durante le escursioni il cane ha fatto amicizia con molti cani randagi. 

Breve lezione di storia: Ercolano divenne parte dell’impero romano nel 89 aC, come municipium. Contrariamente alla Pompei, che serviva come Colonia, gli abitanti di un municipio potevano mantenere una parte del loro governo indipendente. Questa fase non durò a lungo, poichè il Vesuvio rovinò tutto con la sua eruzione. Durante il 18° secolo un contadino voleva scavare una diga per un po’ d’acqua e si è imbattuto in un’intera città sepolta. Fu solo anni dopo che Pompei venne alla luce. La grande differenza tra Pompei ed Ercolano è che Ercolano è stata sepolta sotto uno strato di lava e fango molto spesso, mentre Pompei fu ricoperta solo da pomice e cenere. Come si può facilmente immaginare, è un po’ più difficile scavare da una coltre di fango indurito piuttosto che da pomice e cenere. Quindi non c’è da stupirsi che Pompei, che è anche più grande, abbia attirato un numero di visitatori maggiori. Il fango ha anche i suoi risvolti positivi perchè ha conservato meglio il sito archeologico permettendo di visitare anche i legni originali. 

Giunti ad un compromesso, Dries ed io abbiamo pianificato un appuntamento notturno per entrambi: abbiamo giocato a bowling ad Ercolano e poi siamo stati accolti al sito da Giuseppe, un abitante della moderna Ercolano che è ancor più affascinato di me dalla sua città. Ci ha guidati attraverso una discesa che mi ha fatto capire quanto alta fosse la coltre di fango che aveva sepolto la città (circa 20 metri). Quando siamo arrivati all’ingresso di Ercolano ci hanno fatto visitare le case che oggi corrisponderebbero alle ville di Beyonces e Obama, che avevano una spettacolare vista mare. E’ affascinante pensare a come la costa si sia spostata da allora, ed ancora una volta dobbiamo ringraziare la lava per questo. 

Questa è la parte dove il tutto diventa più macabro. Giuseppe ci ha detto che circa 30 anni fa hanno trovato 12 barche con circa 300 vittime dell’eruzione. Gli scheletri che vengono mostrati ora sono delle copie, ma Giuseppe con orgoglio ci ha mostrato la vera scoperta sul suo telefono. In un primo momento, gli archeologi pensavano che non ci fossero state vittime ad Ercolano perché le ceneri avevano soffiato prima su Pompei, il che avrebbe dato loro tempo per mettersi al riparo. Invece ci sono state vittime colpite da una colata piroclastica mentre attendevano di essere messi al riparo.

Siamo andati poi a vedere Thermopolia, che è un’antica trattoria. Sul banco in marmo, è possibile vedere dove erano collocate le anfore di terracotta per tenere le bevande ed i cibi freddi. Inoltre, siamo entrati in alcune case, tutte avevano dei bellissimi mosaici ed affreschi. Il sito è molto diverso da un noioso museo dove tutto è recintato per evitare i visitatori possano accedervi. Qui invece, si può camminare sullo stesso terreno come hanno fatto gli abitanti romani più di 2000 anni fa. Il fatto che si possa visitare il sito dopo il tramonto, rende il tutto ancora più speciale. La parte più divertente deve ancora venire, in quanto solo il 40 per cento di Ercolano è stato scoperto. Sono curiosa di conoscere cosa rivelerà il restante 60 per cento”.

Un’emozione leggere queste parole. Ma anche una grande soddisfazione. Le bellezze la nostra terra le ha. Il grande calcio, anche. A noi, non resta altro da fare che contribuire a darne valore.

 

 

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