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Sarri: “Dispiace per Koulibaly. Mia madre non mi voleva alla Juve. Aiutini? Mai detto, solo sfoghi”

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Maurizio Sarri ha parlato nella conferenza stampa di presentazione della partita di domani contro la Fiorentina, esordio sulla panchina della Juventus.

 

 

“Per un allenatore andare in panchina e partecipare agli allenamenti è la vita. E’ tutto. Chiaro che non è semplice rimanere fuori, ringrazio il nostro staff medico che mi ha coccolato 20 giorni e mi ha fatto capire che in quel momento era meglio fare un passo indietro per non farne uno più lungo dopo. E’ stato pesante, ma l’ho dovuto accettare nella consapevolezza che lo staff stava andando avanti alla grande in campo e in partita.

Il problema è che quello che diciamo noi rimane per mesi, quello che scrivete voi dimenticato il giorno dopo. Io parlo di situazioni imbarazzanti nel fare la scelta, non della situazione in generale. Chiaro che avendo una lista di soli 22 giocatori per l’Europa andava fatta una scelta non semplice e nemmeno gratificante per l’allenatore. Era da fare e ho fatto una scelta che fa parte del mio mestiere. Condivisibile o meno, era da fare. Chiaro che non mi fa piacere, perché sono coinvolti  due giocatori importantissimi, ma è una scelta che conferma la forza della nostra rosa. Abbiamo una rosa ampia che ci costringe a queste scelte, ma dall’altro lato abbiamo una rosa ampia in cui solo un giocatore è indispensabile. Tirando la somma degli aspetti, quindi, siamo fortunati.

Io in questo momento penso al campionato, da domani sera penseremo alla coppa e tutto il resto. Siamo in una fase in cui la squadra deve trovare un’identità forte e siamo nella fase in cui è più difficile fare delle rotazioni che poi nel giro di dieci giorni diventeranno probabilmente indispensabili. In questa fase però ho privilegiato questo aspetto di dare un’identità e un assetto che non sarà quello definitivo, ma in questo momento ci dava qualcosa in più. Noi dal punto di vista del campo dobbiamo combattere con al difficoltà di avere tanti giocatori che negli ultimi mesi hanno giocato poco. Parlo degli infortuni di Khedira e Ramsey, all’inattività di Rabiot. Questo mette questi giocatori in difficoltà nei confronti dei giocatori che hanno avuto più continuità. L’aspetto positivo è che questo gruppo sta lavorando bene. Ne parlavo con la squadra ieri e dicevo che mai nella mia carriera ho visto i giocatori rimasti durante la sosta lavorare così bene. Solitamente è un periodo difficile in cui trovare le motivazioni per allenarsi ad alto livello, invece i miei ragazzi l’hanno fatto. Qualcuno ha avuto in questi dieci giorni grandi benefici. Purtroppo solo dal punto di vista fisico, perché tatticamente abbiamo potuto lavorare poco.

Emre Can? Io devo tener conto anche dell’aspetto emozionale, lasciare al giocatore la possibilità di buttare fuori, lasciarlo decantare e poi affrontarlo quando la situazione è più serena. Penso di avere l’età giusta per capire certi tipi di reazione. Vice Pjanic? Sono molto curioso di Bentancur, in allenamento ho grandi sensazioni. Lo stiamo facendo allenare come vertice basso, può fare due ruoli, in questo momento non è uno specialista, ma ho la sensazione possa diventare un giocatore così importante.

Ramsey viene da un infortunio non banale. Fino a dieci giorni fa avrei detto che era molto indietro dal punto di vista dell’efficienza fisica. Ho visto passi in avanti enormi in questi giorni. Chiaramente paga ancora un piccolo gap con i compagni, ma se procede ai ritmi di questi giorni penso possa tornare presto su buoni livelli. E’ un giocatore tecnico, può fare anche l’esterno d’attacco che non è il suo ruolo e lo interpreterebbe con le sue caratteristiche. Io lo vedo interno di centrocampo, ma in certi momenti può fare anche quel ruolo.

Io non ho mai detto che la Juve avesse fortuna. Ho sempre detto che la Juve era la squadra più forte, poi si può discutere sull’episodio ma fa parte del gioco. Noi col Napoli abbiamo perso campionati a 10 punti di vantaggio, qualche volta siamo stati più vicini e lì gli episodi pesano di più. Come io lascio sfogare i giocatori, voi lasciate sfogare anche me in un post partita. Stando qui un mese mi rendo conto della forza di questa squadra che è nell’organizzazione e nella testa. Archivia la vittoria dopo 30 secondi e si proietta sulla prossima e trasferire questa mentalità a giocatori e allenatore è straordinario. Ha una mentalità feroce, con il passare del tempo vincere sarà sempre più difficile, ma la fame c’è.

Mia mamma non era contentissima (ride, ndr). Mia nonna abitava a 500 metri dallo stadio di Firenze, quindi la fede della famiglia, a parte la mia che ero tifoso del Napoli, era viola. Io ho tanti ricordi intorno a quello stadio, purtroppo in questo momento vedo solo l’ultimo perché ci ho lasciato uno scudetto. Questo ricordo devo sostituirlo presto con uno positivo. 

Non so a livello percentuale, ma dipende da cosa si intende con ‘sua’. Io non sono qui per replicare altre squadre, la squadra ha un’identità e un’idea, io non voglio andare contro le caratteristiche dei miei giocatori. Verrà fuori una squadra ovviamente con caratteristiche diverse. Ho visto a tratti alcune cose provate in allenamento, come nell’ultima partita. Giocando in questo modo è più difficile gestire abbassandosi e noi dobbiamo imparare a gestire certi momenti della partita. Dobbiamo gestire con il possesso perché quando una squadra gioca diversamente abbassarsi diventa pericoloso perché non è quello che proviamo in allenamento. Ci sarà da lavorare, ma questa rimarrà una squadra con meno palleggio e più fisica di altre che ho avuto. Io voglio che questa squadra segua delle mie idee di principio, ma non diventi una replica.

Calo fisico contro il Napoli? Secondo i miei dati no, abbiamo corso più degli avversari anche nel secondo tempo. Abbiamo preso due gol su palla ferma con un pizzico di superficialità e quando aspetti una squadra tecnica dentro l’area il rischio è grande. Poi ovviamente non siamo al top fisicamente, possiamo fare di più.

Nella fortuna di avere una rosa ampia noi abbiamo avuto la sfortuna di perdere Giorgio. Giorgio è l’anima per applicazione, professionalità, forza mentale e capacità di trascinamento dei compagni in allenamento e in partita. E’ stata una perdita pesante per noi e il mio compito in questo momento penso sia quello di recuperare completamente Rugani e far adattare un futuro top player come De Ligt al calcio italiano il più velocemente possibile. Viene da un calcio diverso, è giovanissimo, è normale faccia un po’ di fatica. Non vorrei sbagliare ma la fece anche Platini nei primi mesi. Detto questo credo che il ragazzo debba migliorare e adattarsi al nostro calcio che non è quello olandese, ma allo stesso modo sono convinto che tra qualche mese riuscirà ad esprimere cose importanti.

Dipende da quali abitudini ti riferisci. A Napoli era una scelta legata alla competizione che pensavamo meno proibitiva, poi a Napoli penso ci fosse una differenza abbastanza netta tra i 14 e gli altri. Al Chelsea invece abbiamo avuto 18 giocatori sopra i 2000 minuti in campo, quindi c’è stata una rotazione molto forte. Inizialmente la facevo soprattutto in Europa League perché la sensazione era che potessimo permettercela, mentre nella seconda parte era più in Premier che in Europa Legue perché quest’ultima sentivamo di poterla vincere. Tanti giocatori sopra i 2000 è una rotazione ampia. Non è un’abitudine, ma una scelta. In questa fase iniziale dovendo dare un’identità forte ho fatto questa scelta anche se poi ne hanno giocati 18. Poi sarà necessario ruotare, ma la mia sensazione è che non siamo pronti a una rotazione feroce. Possiamo magari cominciare con uno per reparto, ma l’obiettivo è averne 11 interscambiabili.

Paura ce l’ho avuta venti giorni fa quando non respiravo bene (ride, ndr). Non lo sento come un esordio perché sono stato sempre molto coinvolto. Poi i dottori hanno deciso di tenermi lontani da allenamenti e partite per sicurezza, ma sono sempre stato coinvolto e le ho sentite come partite cui ho partecipato anche se dovevo delegare. Non lo considero un esordio, anche se tornare a Firenze a 15 minuti da casa mia mi fa estremamente piacere.

Io non la metterei così. Higuain uomo di fiducia sembra giochi per i rapporti con me. Higuain alla fine al Chelsea non giocava mai, giocava Giroud. In allenamento Higuain ha fatto bene, mi ha fatto rivedere il giocatore di due o tre anni fa, non c’era niente di personale nella scelta. Mandzukic evidentemente mi ha fatto vedere qualcosa in meno e da qui la scelta. E’ frutto tutto di scelte logiche dettate dall’allenamento, poi a volte io posso vedere bene o male, posso sbagliare. Io prendo 100 decisioni al giorno, se ne sbaglio 3 o 4 posso andare a letto contento. La percentuale elevata di scelte giuste è la cosa più importante, poi sbagliare scelte fa parte del lavoro.

Rabiot è uno che nel 2019 non ha mai giocato. E’ arrivato, ha sparato 15 giorni di grande livello e poi è andato in contro all’inevitabile calo fisico di chi non gioca da tanto tempo. E’ un ragazzo estremamente sensibile che ho avuto l’impressione che appena si è accorto di essere in difficoltà fisica è andato in difficoltà mentalmente. Ma ha grandi qualità sia tecniche che fisiche. Matuidi per noi è importante, per dinamismo e attenzione ha mostrato di adattarsi meglio a quello che gli succede davanti e a come si muove Cristiano. Cristiano deve farci la differenza, secondo me in questo momento è il più forte in Europa e quindi al mondo e deve avere libertà, libertà che deve concedergli chi gli gioca dietro. In questo caso Matuidi, che ci dà tantissimo.

Contro il Napoli? L’ho vissuto come un pesce in un acquario. Cosa ho pensato? Mi è dispiaciuto per Kalidou, che umanamente è un ragazzo straordinario e ho pensato che abbiamo vinto per un episodio fortunoso una partita che meritavamo di vincere”.

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