Editoriale

Tra tecnologia ostacolata, protagonisti muti e comunicazioni top secret

Storia di una classe arbitrale che non si rassegna al Progresso.

Le partite di calcio spesso sono determinate nel risultato dagli episodi. Fa parte del gioco, nel bene e male.

Episodi sono una palla che scheggia il legno, un salvataggio sulla linea, un rigore sbagliato, un liscio, un gol mancato per pochi centimetri o anche meno.

Episodio è, anche, un’amnesia che ti fa fare un passaggio al portiere quando non dovresti.

Il problema nasce quando a cambiare il corso delle cose sono eventi non “naturali”.

Eventi innaturali sono: simulazioni di calciatori o decisioni arbitrali che derivano non da errori umani ma da scelte umane che negano l’utilizzo degli strumenti che hanno a disposizione. Un arbitro può sbagliare ma non può non avvalersi dell’uso della tecnologia. La classe arbitrale non può negare ne’ pensare di fermare il progresso.

La Var non può e non deve essere considerata un addendum discrezionale ma il mezzo per rendere il calcio uno sport più giusto e leale. I direttori di gara devono inevitabilmente rassegnarsi a questa realtà e, anziché nascondersi tra le pieghe di cavilli regolamentari, concentrarsi su come adattarsi e riciclarsi nel nuovo ruolo che la storia del calcio gli ha assegnato.

Sul l’azione che ha portato all’espulsione di Meret si è detto tutto e il contrario di tutto. Se Ronaldo ha simulato lo sa solo lui, le uniche certezza sono: che il portiere del Napoli non lo ha toccato e che, presumibilmente, Allan avrebbe potuto contrastare il portoghese. Il punto è che Rocchi non si è avvalso del supporto della Var e questo è inaccettabile a prescindere dalla decisione finale che poteva anche restare uguale.

Lasciare tutto alla discrezionalità e non rendere pubbliche le comunicazioni che avvengono tra l’arbitro che sta in campo e quelli alla Var è arcaico e anche ridicolo. Questi atti “secretati” neanche fossero documenti top secret dei servizi segreti fanno parte di un mondo che non esiste più.

Per non parlare dei protagonisti, muti più del sergente Garçia di Zorro. Gli arbitri non sono gli attori principali del colossal calcistico, le star sono i calciatori che devono essere messi nelle migliori condizioni per mettere in scena lo show.

Prima si rassegneranno a questo ruolo e meglio sarà per tutti ma purtroppo il potere logora sempre chi non lo ha.

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